Grafologia teorica e pratica

Felicità e Gioia: qual è il segreto di una vita soddisfacente?

Ben tornati cari Pennini! Come sempre siamo qui ad indagare sul come la penso io e in attesa di un vostro commento spassionato, mi pongo domande davvero incasinate; perché sapete, io penso, e penso pure tanto! :P
 
Oggi mi piacerebbe affrontare un argomento a me caro, anzi carissimo: la felicità.
 
Ammetto che rovistane nella Treccani non mi ha aiutata molto, così mi piacerebbe raccontarvi un aneddoto.
Io sono sempre stata due cose nella mia vita: curiosa di quello che mi circondava, e impaziente di crescere perché volevo capire come stare bene.
Già, non mi è mai piaciuta l’infanzia. Ho passato il tempo ad aspettare di avere vent’anni e a quell’età è esploso il peggior patatrac di sempre.
Ci ho messo dieci lunghi anni a capire quale fosse la mia felicità e nel frattempo mi accontentavo delle poche gioie che riuscivo a ricavarmi cercando di accumulare più esperienze possibili.
 
Essenzialmente io volevo essere soddisfatta. Anzi, pensavo ( prima di tutto ) di voler essere solo felice, senza provare dolore o sofferenze di sorta.
Ma è possibile questo?
Ahimè ho imparato a mie spese che non funziona proprio così.
Una simile comprensione degli eventi è stato un lungo, anzi lunghissimo, parto doloroso e pieno di difficoltà di ogni sorta.
Stare bene non significa smettere di soffrire e il mio intento con questo blog è trasmettere la mia esperienza per regalare degli spunti per tutti voi Pennini. Non pretendo assolutamente di dare risposte esaustive, ma la mia speranza è anche di poter imparare qualcosa da voi. Dopo tanti anni di convinzioni sbagliate basate sull’idea di avere la verità in mano, ho capito che proprio la mia idea di essere nel giusto era qualcosa di estremamente errato e completamente fuori dalla realtà.
Adesso, dopo tanti errori, ho capito che la mia verità è solo mia e che può essere un punto di aggancio per qualsiasi relazione. Ma la mia verità è solo mia e non va a contrapporsi alle verità altrui, anzi, è un arricchimento di un contesto estremamente più ampio che io da sola non capirò mai veramente; sarebbe come chiedere ad un neurone di comprendere la vastità del cervello che lo ospita: letteralmente impossibile; però lui può fare il suo lavoro serenamente, relazionandosi con gli altri neuroni nel modo più sano possibile, permettendo ad una realtà superiore di poterlo sostenere e alimentare.
È uno scambio, un dare / avere senza la pretesa di avere un ruolo da protagonista, se non all’interno della sua stessa singolarità.
Stare bene, essere soddisfatti della propria vita, per me è stato un viaggio lungo, tortuoso, in salita e addirittura accidentato da tempeste, rocce appuntite sotto i piedi e tanta solitudine, ma non mi importava nulla, volevo essere felice.
Ah… essere felici. Davvero miei cari Pennini, essere felici è un lavoro a tempo pieno che mi impegna non poco. La mia mente è lenta a mettere insieme i pezzi e vedere le cose lucidamente, sono sempre stata sovreccitata da mille stimoli e non ho mai avuto molto tempo per riflettere su quello che facevo.
Mi piaceva iniziare mille cose e poi, finita l’adrenalina del momento, le lasciavo andare, per ricominciare subito a cercare altri stimoli nuovi.
Continuavo questo circolo vizioso e non mi rendevo minimamente conto che quello che sbagliavo era essenzialmente cercare un’ideale diciamo molto appariscente e anche molto fuori dalla mia portata, che mi avrebbe reso felice solo al raggiungimento del suo apice. Mi sbagliavo.
Non volevo grandi cose: volevo essere notata. Volevo attenzioni, e più pensavo in grande, più mi dimenticavo dell’importanza del quotidiano. Speravo che qualcuno notasse le mie abilità (poche… anzi nessuna, in quanto non mi impegnavo a costruire nulla nel quotidiano) e che il futuro sarebbe stato meglio del presente.
Speravo nel colpo di scena… esattamente come succede nei film: qualcuno ti valorizza e tutto diventa magico.
Niente di più falso.
Ci ho impiegato anni a capirlo, ma nella realtà se non sei tu il primo a investire su te stesso e a valorizzarti, non lo farà mai nessuno.
Nessuno compra un prodotto anonimo al supermercato, perché nessun supermercato si inventerebbe mai di investire in un prodotto che non si sa nemmeno cosa sia o che non conosca nessuno. Le persone vogliono sapere cosa comprano, e se tu non conosci te stesso, se tu non acquisteresti mai il tuo stesso prodotto: stai tranquillo che nessuno farebbe diversamente.
Il mondo alle volte (o forse anche un po’ di più) è crudele. Non ti aiuta se tu per primo non aiuti te stesso, non tanto perché il mondo sia cattivo e basta… ma perché le persone vedono quello che mostri loro e in base a cosa mostri avrai delle reazioni da loro. Se tu per primo disprezzi te stesso, sarai contornato da persone che ti disprezzano in quanto rispecchiano la relazione che tu stesso tieni con te stesso. 
Sì, siamo un complesso e articolato mondo di relazioni interne, che, se non adeguatamente gestite, ci porteranno a frequentare persone che rispecchieranno esattamente quello che noi stessi creiamo dentro di noi.
Ma quindi, per essere soddisfatti, cosa dobbiamo fare? Cambiare le persone che ci circondano o cambiare le nostre relazioni interne?
Tutte e due, ma a metà.
Tendenzialmente dentro la nostra testa abbiamo degli automatismi: buoni o cattivi che siano, ci sono. Tendiamo a replicare chi abbiamo avuto a maggior contatto e quindi a ricostruire le stesse dinamiche con altri individui che (anche se sconosciuti) ci richiamano a quelle stesse modalità comportamentali.
Attualmente siete soddisfatti di quello che vivete ogni giorno?
Se lo siete, avrei profondamente piacere di ascoltare la vostra opinione nei commenti, anche da voi posso imparare qualcosa di nuovo, ritengo infatti di avere ancora molto da imparare.
Se purtroppo non siete soddisfatti, avreste il coraggio di chiedervi se volete davvero esserlo?
 
Nessuno vuole che voi siate insoddisfatti, anzi, ma non è una cosa semplice e per questo avrete bisogno di tutto il tempo necessario per sentirvi preparati. Infatti per fare un simile salto di qualità, è fondamentale che vi prendiate lo spazio necessario a costruire un passo alla volta il vostro mondo di benessere e soddisfazioni e se purtroppo avete delle priorità pressanti che vi impediscono di dedicarvi a voi stessi (affitto e bollette da pagare, figli a carico, lavoro a tempo pieno, e chi più ne ha più ne metta) sappiate che nessuno vi giudica. Il mondo di oggi mette a dura prova la mente di ognuno di noi, con status symbol davvero opprimenti di donne realizzate con il fisico da urlo che fanno palestra e che ogni settimana possono permettersi l’estetista.
 
Non è semplice. Io ho avuto la grandissima fortuna di potermici dedicare al 100% in questi dieci anni poiché avevo le risorse fra cui tempo e persone che mi vogliono bene, ma questo non è valido per tutti. Quindi fin da subito sentitevi liberi di non essere in grado di fare un percorso complesso e articolato.
 
Il mio consiglio perciò è: ritagliatevi ogni giorno dieci minuti, dieci minuti di spazio completamente vostro, dove potete guardarvi intorno e dire “prendo un respiro”.
Non serve fare allenamento, o introspezione. Bastano solo dieci minuti ininterrotti di spazio per voi stessi.
Essere soddisfatti è prima di tutto valorizzazione del poco, perché è dal poco che si costruisce il tanto. Nel mio girovagare in cerca della felicità, cercavo sempre cose grandiose, appariscenti, insomma che mostrassero un immediato valore di grandi dimensioni, ma nel quotidiano, nel piccolo, non mi davano alcuna soddisfazione. E così quando finiva l’euforia, sentivo tutta la fatica di quell’impegno… e così mollavo.
Un giorno però qualcuno mi disse: fai una cosa piccola tutti i giorni. Ma devi farla tutti i giorni: tranquilla, stanca, arrabbiata o euforica. Falla.
 
Ho scelto il letto: rifarlo ogni mattina dopo la sveglia.
 
Devo ammettere che dopo un mese già il mio automatismo di mollare le cose si faceva sentire, ma per la prima volta mi sono detta: voglio cose diverse nella mia vita? Devo fare cose diverse. Così iniziai ad imparare cosa significava remare contro il mio istinto.
 
Ci volle diverso tempo per remare contro le mie dinamiche interiori… e la sofferenza non tardò a farsi sentire. Non mi piaceva affatto fare qualcosa di cui non avevo alcuna voglia, ma mi ripetevo nella testa: azioni diverse portano a risultati diversi.
 
Sono passati dieci anni e da quel letto ( che tutt’ora rifaccio ogni giorno ) sono cambiate tante di quelle cose che non riesco più a tenere il conto.
 
Dovevo rinunciare alla mia euforia delle nuove idee per imparare a stare dentro agli impegni nel lungo termine anche se non ne avevo alcuna voglia.
 
Pian piano le cose hanno preso forma e ho iniziato a prendere confidenza con un nuovo automatismo: una routine di azioni attive quotidiane.
 
Un’altra cosa che mi ha aiutato tantissimo è stato prendermi cura dei miei pappagalli; a loro non importa se è domenica o se hai la febbre, ogni giorno avranno fame, sete e il fondo sarà da pulire.
 
Credete che mi sia passata la voglia delle novità? Ma nemmeno per scherzo! Ogni giorno vorrei cose nuove. Ogni giorno farei follie per avere emozioni forti e istantanea gioia. Ma la combatto e continuo a foraggiare la mia quotidianità attiva. Certo è necessario dare un po’ di spazio anche a lei, ma non troppo. Potrebbe essere pericoloso :P
 
Ricapitolando.
Negli anni ho imparato che la mente ha due modalità di provare piacere: la gioia o piacere a breve termine e quello a lungo termine: la felicità. Tutte e due sono estremamente importanti nella vita: la prima per dare colore e freschezza, far entrare novità nel quotidiano. Quello è sempre il primo passo per un qualsiasi cambiamento e o semplice piacere temporaneo di meritati piccoli premi che potremmo farci per il nostro impegno. Mentre la seconda è fondamentale per impegnarsi in modo attivo e prendersi cura dei propri progetti anche nei momenti in cui non vorremmo fare nulla o addirittura evitare certi sforzi poco gradevoli ( lavoro, famiglia, progetti, ecc. ): ci ricorda che anche se non abbiamo subito il piacere in quanto il progetto darà i suoi frutti nel tempo, avremo una soddisfazione davvero grande, ma soprattutto allevia il dolore della fatica, in quanto saremo molto sereni dato che ci aspettiamo un premio non poco soddisfacente.
Per essere soddisfatti di noi stessi abbiamo bisogno del giusto equilibrio fra le due: la prima ci da piacere nel breve termine, la seconda nel lungo, in questo modo la nostra quotidianità sarà foraggiata quasi costantemente da soddisfazioni davvero importanti che ci sosterranno anche quando sembrerà andare tutto a rotoli in un ambito qualsiasi della nostra vita: i cosiddetti imprevisti.
 
Quando si comincia con un percorso volto alla propria soddisfazione personale, è fondamentale andare per gradi, quindi utilizzando i microbiettivi; mi raccomando vanno sempre valorizzati e lo sforzo sta proprio nel ricordarci che abbiamo bisogno di tempo in quanto abbiamo degli automatismi consolidati da tempo che ci sviano sempre dal nostro nuovo obiettivo ( essere soddisfatti di noi stessi ) e che nessuno ci giudica se noi non riusciamo subito a raggiungere ciò che desideriamo, e se qualcuno lo fa, è solo perché è quello che fa a sé stesso dalla mattina alla sera, soffre e cerca di scaricare sugli altri il suo problema, l’insoddisfazione che si porta dentro.
 
In conclusione cari Pennini, credo di voler scrivervi tutto questo perché credo nell’essere umano ( anche se ahimè ci sono umani davvero poco meritevoli di questo titolo ) e voglio creare una rete di benessere trasmettendo a voi la mia esperienza e anche accogliere la vostra.
Essere soddisfatti di noi stessi ci porta non solo a cambiare abitudini pensando in modo più sano, ma ci fa anche compiere azioni più sane e soprattutto relazioni più sane, in quanto farete entrare nella vostra vita tutti coloro che vogliono la stessa cosa per voi.
Non importa che non lo abbiate mai fatto prima: valorizzatevi, senza sminuire nulla del vostro percorso. Se siete arrivati qui oggi, anche se insoddisfatti, significa avete resistito e siete stati più forti dell’idea di gettare la spugna e che anche voi avete imparato qualcosa di importante e che merita di essere condiviso. La vostra vita è preziosa e merita di essere apprezzata.
 
Essere felici, gioiosi non significa che non soffrirete più, ma significa che durante la sofferenza avrete una rosa di cose bellissime, vostre e solo vostre che vi aiuteranno a tornare al vostro prezioso sorriso.
 
Let’s review what we said together:
 
    1. Volevo essere soddisfatta della mia vita senza senza provare dolore;
    2. Cominciavo mille impegni senza poi riuscire a concluderne uno;
    3. Pensavo in grande quando dovevo valorizzare le cose piccole;
    4. La mente ha due modalità di provare piacere: quella a corto e lungo termine;
    5. L’importanza di valorizzare i microbiettivi;
    6. Abbiamo bisogno sia della gioia delle piccole soddisfazioni quotidiane sia della felicità di grandi traguardi a lungo termine per essere soddisfatti nella propria vita;
    7. Essere soddisfatti di noi stessi ci porta a circondarci di pensieri, azioni e persone sane;
    8. Conclusione;
 
 
Grazie per il vostro tempo: spero vi sia piaciuto ciò che ho raccontato: e voi? Siete felici? Avete domande? Cosa vi da la carica e cosa no?
 
Un caro abbraccio.
Iro Järvinen
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