Grafologia teorica e pratica

Se sei un eroe, chiediti per chi e contro chi combatti: non ti piacerà la risposta

Sono sempre rimasta affascinata dal mondo del comix, degli anime e dei manga, dove eroine ed eroi sacrificano sé stessi per una causa più grande…
 
La gloria è un motore estremamente efficacie, ma che cosa lo spinge e come mai si attiva con tale potenza?
 
Vi stupirà scoprire che è un minuscolo e quasi invisibile ( ma profondissimo ) pozzo nero che dà la spinta a questo bianchissimo oceano di nobili azioni.
 
Se dall’esperienza ho imparato bene, ogni volta che una persona compie gesti eclatanti o anche solo dichiara espressioni molto forti, allora significa che sta cercando di dimostrare qualcosa più a sé stesso che agli altri.
 
Artisti, militari, religiosi, imprenditori,….chiunque, in qualunque campo, nel corso della storia ha saputo dimostrare al mondo umano di cosa è capace un solo uomo. Quanti di loro lo facevano per reale vocazione? E quanti di loro hanno raggiunto quei livelli solo perché non sapeva dimostrare a sé stesso il suo vero valore?
 
Quando un uomo cerca la gloria a modo suo….tante, troppe, moltissime volte non è per vero sacrificio.
 
Cosa distingue un reale sacrificio da uno fittizio?
 
Il limite.
 
Quando non c’è limite che possa fermare quella persona, allora non è realmente interessata ad amare. 
Per spiegarsi meglio: fra le caratteristiche principali dell’amore vero ( che sia fra amici, parenti o anche il proprio partner ) è il sapersi porre dei limiti.
Guardate l’essere umano, non è una creatura infinita, ha solo due mani, due piedi, un tronco e una testa. Anche se avesse 1000 braccia, sarebbero solo 1000 non infinite.
Nemmeno l’universo è infinito. Nulla in questo mondo è senza inizio e senza fine. Tutto ha un limite. Allo stesso modo anche le possibilità umane hanno dei limiti.
 
Quando qualcuno vi propone qualsiasi concetto di eterno e infinito o perfetto: diffidate. Sempre.
Non esiste l’eterno il perfetto o qualsivoglia forma illimitata di concetto.
 
Il vero amore ha dei limiti.
 
Il falso amore prosegue per la sua strada a costo della distruzione e della morte.
 
Quale vero amore porta alla morte pur di dimostrare la propria veridicità?
 
Se davvero quell’uomo ti ama tanto, farebbe di tutto per starti accanto, non certo morire. Quando è morto è morto e non può più prendersi cura di te come meriti.
 
È facile morire. È difficile vivere. Chi rinuncia alla vita: ha scelto la via più facile.
 
Ci sono casi limite dove una persona, per amore, sacrifica sé stessa rinunciando alla propria vita. Ma questo accade in contesti altrettanto al limite. Nella vita quotidiana di tutti i giorni, nessuno si inventerebbe mai di sacrificarsi per dimostrare qualcosa solo per avere una platea di spettatori.
 
Ma torniamo alla gloria.
 
Perché una persona sana di mente dovrebbe cercare gloria e onorificenze?
 
Semplice: quando non ci piacciamo come siamo ( a causa di giudizi esterni ) una parte di noi che è ben consapevole di meritare di essere valorizzati, cerca altri giudizi esterni che correggano le cattiverie che altre persone ci hanno donato.
 
Queste persone non sono consapevoli del fatto che i primi a farci i complimenti e darci valore dobbiamo essere noi stessi, i primi a sforzarsi per noi stessi dobbiamo essere proprio noi. Dobbiamo avere il coraggio di andare contro a ciò che ci è sempre stato detto e affrontare ( da soli soprattutto! ) la paura di venire abbandonati e rifiutati da coloro che avrebbero dovuto farlo e ricostruire l’amore con altre persone che sapranno amarci per come siamo.
 
Il vero coraggio e affrontare la paura di venire lasciati in modo chiaro ed eclatante da chi afferma di non considerarci persone valide, ma che ( in fondo in fondo ) hanno bisogno di noi a tutti i costi, gli serviamo per farli sentire grandi perché a loro volta sono stati resi piccoli e insignificanti da chi avrebbe dovuto amarli e insegnar loro l’amore vero.
 
Amare vuol dire moltissime cose: fra cui valorizzarsi andando contro a chi non lo fa per noi.
 
Amare vuol dire saper abbandonare chi ci usa solo per i loro desideri malsani di sopraelevazione al costo della svalorizzazione della nostra persona.
 
È la paura di rimanere soli e di essere stigmatizzati dalla società che ci impedisce di andare contro a chi effettivamente abusa di noi psicologicamente.
 
Nessuno di noi ha bisogno di venire umiliato.
 
Fra le ferite dell’anima, questo argomento le tocca tutte: rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione, tradimento.
 
Il rifiuto: abbiamo paura che così come siamo risulti un comportamento sbagliato e da eliminare oppure cambiare.
 
L’abbandono: abbiamo paura di venire lasciati a noi stessi...in quanto ci è stato insegnato ( dal rifiuto ) che non valiamo nulla e che quindi se rimarremo soli non saremo in grado di donarci le attenzioni di cui abbiamo bisogno. Non sappiamo farlo. Non vogliamo rimanere con noi stessi.
 
L’ingiustizia: costretti da rifiuto e abbandono, accettiamo di subire atteggiamenti ingiusti nei nostri confronti pur di rimanere nelle grazie di chi dovrebbe amarci.
 
L’umiliazione: ci insegnano a non valere abbastanza e che anzi meritiamo di venire vessati per la nostra natura incoerente con gli standard imposti dalla famiglia o gruppo sociale di appartenenza.
 
Il tradimento: la nostra fiducia di venire un giorno accettati così come siamo viene costantemente tradita da atteggiamenti che dimostrano il contrario, a cui ( ahimè ) non diamo il reale peso.
 
Ed ecco: avere il coraggio di valorizzarsi passa per molti ostacoli dolorosissimi, ma siamo solo noi i veri artefici del primo passo di cercare chi può aiutarci in questo. 
L’unico vero modo che abbiamo per arrivare a valorizzarci quando per una vita non lo abbiamo fatto, è avere il coraggio di immaginare prima di tutto che sia possibile e poi non cadere nella trappola della gloria e cioè che se verranno raggiunti obiettivi appariscenti quanto eclatanti, allora meriteremo di essere accettati dalla società, che comunque non è a conoscenza dei difetti che ci fanno fare queste scelte.
 
Una volta riusciti ad immaginare una vita migliore, dobbiamo avere il coraggio di darci quella possibilità che nessuno ci ha mai dato ( o che magari ci hanno dato, ma che non abbiamo avuto gli strumenti per riconoscerla ) di frequentare chi ragiona diversamente dalle persone che ci hanno sempre vissuto accanto, e soprattutto valorizzare che vadano contro quello che siamo sempre stati abituati a subire. Perché sì, quando siamo abituati alle cinque ferite dell’anima, se qualcuno va contro l’atteggiamento che le alimenta, ci fa paura e lo evitiamo, perché ci responsabilizza, e responsabilizzarsi significa affrontare una vergogna senza pari che deve per forza venire oltre passata un passo alla volta.
 
Non possiamo stare bene senza prima di tutto partire dal presupposto che sarà un percorso lungo e doloroso. Stare bene significa impegnarsi e fare fatica.
Il benessere, quello vero, si basa su atteggiamenti attivi e faticosi.
Stare bene non significa non soffrire più. Stare bene significa faticare in modo costruttivo per sostenere e alimentare i nostri reali bisogni e abbandonare atteggiamenti passivi che sono facili da perseguire.
 
Stare bene e soprattutto amare, significa uscire dalla passività e imporsi delle regole sane.
 
Ecco perché bisogna diffidare degli eroi: gli eroi ci deresponsabilizzano della fatica. Gli eroi ci insegnano che si prenderanno sulle loro spalle la fatica che noi non abbiamo il coraggio di affrontare da soli.
 
L’eroe è una figura tossica che fa le cose al posto nostro e che si prende la gloria di un comportamento che noi non vogliamo assumere.
 
Se c’è un eroe significa che deve combattere contro qualcuno e quel qualcuno è un persecutore \ carnefice che maltratta le sue vittime.
 
Ma chi è il carnefice? Il carnefice è una figura che prova piacere nel compiere atti vessatori contro un’altra figura ( la vittima ) che da sola non può ( o non vuole ) venire salvata.
 
Ogni volta che vediamo vittime, invochiamo l’eroe che affronti il carnefice. Ma se la vittima non vuole ( il nostro ) aiuto? O addirittura non ritiene di averne alcun bisogno?
 
Ci arrabbiamo! Ce la prendiamo con la vittima! Ma siamo ancora eroi? Non credo. Siamo diventati noi i carnefici che perseguitano la vittima che non sceglie o non ha bisogno di farsi aiutare da noi.
 
A quel punto la vittima la vediamo ancora più la vittima…e noi ci sentiamo superiori a lei. E riteniamo che abbia bisogno di essere salvata: per sentirci migliori di lei, superiori.
 
Ma perché siamo diventati carnefici?
 
La vittima ha rifiutato il nostro prezioso aiuto e…ci siamo sentiti sminuiti o rifiutati. Ci sentiamo presi in causa personalmente. Ci sentiamo che la persona ha sminuito il nostro gesto. Quel gesto però lo diamo alla vittima, ma siamo noi che vorremmo averlo ricevuto. Sappiamo quanto sia doloroso non ricevere aiuto ( in particolare quel tipo di aiuto che per noi avrebbe molto valore ) e ci fa male quando qualcuno sminuisce una simile donazione, ma non è più un problema della vittima che consideriamo tale. Siamo noi! Noi la vediamo tale perché quelli siamo noi. Quella persona magari non si sente minimamente vittimizzata o bisognosa di aiuto.
Siamo noi a volere quell’aiuto.
 
Ma non vogliamo ammetterlo, vogliamo sentirci forti. Vogliamo sentirci valorizzati.
 
Ed ecco che assumiamo la veste dell’eroe per dare agli altri quello che non abbiamo ricevuto.
 
Ci sono milioni di eroi diversi nel mondo, ognuno vorrebbe essere salvato nel suo modo...ma per uno strano scherzo della mente, forniscono agli altri ( che li svalutano ) gesti che vorrebbero loro….forse vorrebbero solo che le persone avessero l’acume di vedere che vorremmo noi quel gesto e quando davvero succede che qualcuno ci valorizza e ci da quella cosa...purtroppo ci sentiamo estremamente offesi perché non volevamo ammetterlo, ci sentiamo vittime perseguitate da un carnefice che non ci ha compresi, ma addirittura perseguitati.
 
Questi eroi, non solo diventano carnefici quando non si sentono valorizzati, ma diventano eroi perché in primis si sentono vittime.
 
Volete rompere quel circolo? È un circolo eterno che non finisce se non vedendolo, ma soprattutto valorizzando noi stessi con parole di apprezzamento per chi siamo davvero e non per quello che dovremmo essere.
 
Ecco il vero dilemma: distinguere ciò che siamo da ciò che vorremmo essere.
 
Guardatela la realtà. Guardate ai dati di fatto. Guardate il gesto per quello che è e non per il significato fittizio che ci diamo.
 
Non abbiatela a male con voi stessi se non ci riuscite, o quantomeno non subito.
Volete essere migliori? Dovete frequentare chi è migliore di voi.
Se frequentate “le vittime” vuol dire che loro sono chi vi assomiglia di più.
 
Alle volte non sono nemmeno reali vittime coloro che credete tali, anzi! Le considerate loro tali. Imponete il vostro aiuto. Ma siete certi che è di quell’aiuto di cui hanno bisogno? O è l’aiuto che volete voi per gli altri?
 
Siete sicuri che non stiate dando un messaggio nascosto alle persone dove urlate ( senza ammetterlo ) che volete essere aiutati, ma non avete il coraggio di ammetterlo?
 
In conclusione: quando nella vostra mente c’è un eroe, un carnefice e una vittima, automaticamente avrete interpretato tutti e tre i ruoli.
 
Come terminare questo circolo vizioso? Riconoscendo questo triangolo drammatico dentro di voi e rompendolo con la consapevolezza. Non c’è altra via.
 
Let’s see our way from the bottom to the top with a littel summary
    1. C’è un pozzo nero alla base di un mare di candida gloria: addentriamoci!
    2. Il valore del limite nel concetto di amore;
    3. La gloria;
    4. Il coraggio di valorizzarci e la paura di rimanere soli;
    5. Le 5 ferite tutte insieme;
    6. Stare bene significa impegnarsi attivamente e fare fatica;
    7. I tre vertici della tragedia; 
    8. Eroe;
    9. Carnefice;
    10. Vittima;
    11. In conclusione: cosa rompe il triangolo Drammatico di Karpman.
 
Un Pennino merita sempre di conoscere meglio il mondo e se stesso: perché solo con la cultura e la conoscenza si può evolvere. La vita è una eterna evoluzione...il senso di tutto questo viaggio? Purtroppo non lo so...ma si può imparare il suo funzionamento per rendere la nostra vita il più prezioso gioiello che si sia mai visto.
 
Forse uno scopo c’è: ma serve saperlo?
 
Un caro abbraccio dalla vostra Iro Järvinen.
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