Grafologia teorica e pratica

Percorsi diversi stessa soddisfazione

Quando mi rendo conto che odio qualcuno... mi chiedo: ma perché!?!
Perché non la pensa come me? Anche!
Ma soprattutto perché dimostrerebbe che come la penso io è sbagliato.
Ma allora! Ma perché la mia verità non è compatibile con la sua?
 
Crediamo che siccome tutti partiamo dalla stessa linea di gara, ad esempio avere fame, che compiremo tutti lo stesso percorso per raggiungere il traguardo: saziarsi.
 
Crediamo che sia uguale per tutti il concetto per cui abbiamo fame e quindi mangiamo.
Ci sono persone che non possono mangiare ciò che vogliono, poi ci sono persone che non vogliono mangiare, persone che mangiano interi pollai, persone che rispettano gli animali e quindi mangiano per lo più vegetali, persone che… insomma c’è di tutto!
Credete veramente che basti avere fame per mangiare? Tutti allo stesso modo poi!
 
Mi dispiace. Non funziona così.
 
La realtà è che non vi rendete conto che anche se tutti partiamo dal punto A ( fame ), non tutti raggiungeranno il punto S ( sazietà ) e cioè l’obiettivo di saziarsi, tanto meno nello stesso modo. Il comportamento di saziarsi è una azione che viene determinata prima di tutto da un percorso psicologico intimo e molto personale. 
 
Proviamo a ragionarci su. Nella nostra testa di solito facciamo il percorso dal punto A che ci porta al punto B: perciò A →S sazio con comportamento B.
Poniamo di chiamarci α. Un’altra persona, che chiameremo β, per scelta ha deciso di mangiare solo verdure, quindi parte dal punto A ( la fame ) e raggiunge il punto F: perciò per lei A → S sazio con comportamento F.
 
Le due persone si confronteranno durante un pranzo di lavoro e noteranno le rispettive risposte comportamentali, sia l’uno che l’altro si faranno delle domande.
α: “Perché β mangia solo quel piattino di insalata, fagioli e un rinsecchito pomodorino? Non lo fa stare male non apprezzare un bel filetto al sangue? O una fiorentina! Quella è buona! Come fa a sopportare di non mangiare simili prelibatezze?”
β: “Perché α non rispetta gli animali? A me fa tanto male vedere dei poveri vitelli ammazzati brutalmente per l’industria della carne! Non si rende conto che fa del male anche a tutto il pianeta? Non capisce che stanno male gli animali? Che senza cuore!”
 
A fine pasto sia α che β avranno raggiunto la sazietà, ma con un comportamento completamente diverso. Nessuno dei due però si rende conto che entrambi hanno raggiunto lo stesso obiettivo: la sazietà. Nessuno dei due pensa che questo obiettivo può essere raggiunto attraverso percorsi diversi.
 
Entrambi hanno ragione di pensare che il percorso dell’altro non è adatto al proprio.
Ma allora??
 
Allora niente.
 
Non sono stati capaci di capire che persone diverse raggiungono i medesimi obiettivi attraverso vie adatte alle loro necessità e struttura ( fisica e psicologica ). Alcuni addirittura non riescono a raggiungere lo scopo! Eppure ci sembra così facile: Fame = Cibo.
 
Non hanno alcuna fiducia che sia α che β abbiano raggiunto il proprio piacere.
 
Ma davvero ci preoccupiamo per gli altri?
In un certo senso sì, ma in un modo un po’ perverso, vorremmo far provare a chi ci circonda ciò che ci rende felici e magari avere anche il merito di aver fatto conoscere quella felicità.
 
Funziona così per tutto.
Vogliamo che le persone siano felici come noi ( ovviamente escludendo contesti più estremi dove si prova piacere nel veder soffrire le persone… ma anche in questo caso si cercherebbe qualcuno di simile a noi ).
Se le persone sono felici come noi, possono far parte del nostro gruppo, in quanto hanno qualcosa in comune con noi, ma non è detto che sia proprio quella la caratteristica che li accomuna.
Quando giudichiamo che una persona non fa parte del nostro gruppo… non solo la escludiamo ma addirittura la demonizziamo perché non riconosciamo la diversità e non accettiamo che una persona possa raggiungere lo stesso livello di piacere che proviamo noi attraverso una via diversa da quella che conosciamo. Mettiamo insieme i pezzi in modo errato e ci convinciamo che se β ha ragione, temiamo di avere noi torto; e piuttosto che accettare che due verità non fanno una bugia, cerchiamo di eliminare la verità scomoda.
 
Questo succede in qualsiasi contesto umano. Temiamo di accettare la pluralità della diversità umana.
 
L’unico modo per estrarci da questa condizione è prendere coscienza che se qualcuno non la pensa come noi, non necessariamente rappresenta un pericolo, e che se quel qualcuno cerca di spiegarci cosa prova, non necessariamente vuole giudicarci come ( fra l’altro ) abbiamo fatto noi nei suoi confronti.
 
Ognuno di noi ha il proprio percorso. Ha il proprio bagaglio di esperienza. Quella volta non c’eravamo noi al posto di β a lavorare al mattatoio, e non abbiamo affrontato quello che ha affrontato β, con le SUE RISORSE, NON LE NOSTRE!
 
β ha dovuto affrontare delle esperienze che con i SUOI strumenti ( diversi dai nostri ) lo hanno portato a compiere simili scelte.
 
Nessuno pretende che voi diventiate vegani o crudisti, ma si richiede che si porti rispetto a chi non la pensa come noi. Questo non significa non mangiare carne davanti ad un vegano, ma significa: non prenderlo in giro o molestarlo per le sue scelte. Non siamo detentori della verità. Nessuno lo è.
 
Torniamo indietro.
Quando mi rendo conto che odio qualcuno... mi chiedo: ma perché!?!
Perché non la pensa come me? Anche!
Ma soprattutto perché dimostrerebbe che come la penso io è sbagliato.
Ma allora! Ma perché la mia verità non è compatibile con la sua?
 
Perché si è convinti che la nostra verità sia quella giusta, e quella diversa sia sbagliata.
 
Andare oltre significa rilassarsi che nessuno vuole imporci le loro idee, e che soprattutto: noi non abbiamo alcun bisogno di imporre la nostra posizione.
 
Eh sì, quando abbiamo paura di chi non conosciamo è perché noi per primi lo abbiamo giudicato. I primi a voler imporre le idee siamo noi.
 
Giudicare significa proprio approvare \ tenere o disprezzare \ eliminare dalla nostra percezione gli eventi interni o esterni… attenzione! Se qualcosa la vogliamo tenere a tutti i costi, ma è una realtà che non sussiste più, oppure eliminare a tutti i costi una realtà che non può essere eliminata in quanto sussiste in modo permanente: noi soffriremo e continueremo a combattere contro questi due mulini a vento che non possono essere battuti... ma sono là proprio per essere sfruttati.
 
Quello che non può essere “ eliminato ” è prima di tutto una risorsa preziosissima, abbiatene cura, anche perché vi raggiungerà ovunque voi andiate; quando sarete pronti vedrete che avrete anche la forza di vedere questi ostacoli come delle fondamentali occasioni di miglioramento.
 
In conclusione: la verità… ah la verità, magari c’è anche una verità assoluta, ma non credo che sia ancora stata svelata, se la cosa accadrà spero vivamente di essere presente, ma per ora credo non sia ancora stata raggiunta. Nel frattempo accontentarsi della propria verità è importante, non tanto per debolezza o per pigrizia, quanto perché la nostra mente ha dei limiti che non possono essere superati, ma solo sfruttati e levigati per migliorare la qualità della nostra vita. Accettare che non possiamo tutto è una azione fondamentale e anzi! Vitale! Ci aiuta a deresponsabilizzarci davanti a situazioni che non dipendono da noi e si dà lo stesso esempio a chi ci circonda, migliorando la loro vita, giorno dopo giorno.
 
Niente riassunto per oggi e vi lascio con queste mie parole
 
“Un vero potere umano, è ammettere di non averne”
 
Cit. Laura Settimo, in arte Iro Järvinen, Venezia - 18.09.2022

Grazie a Antoni Shkraba per l'immagine...