Grafologia teorica e pratica

Il campo di azione e i limiti

Un Pennino guarito è un pennino felice.
Un Pennino felice può fare cose grandiose, che non necessariamente tutti dovranno o potranno vedere, ma che solo chi avrà occhi per guardare potrà darne il valore.
 
Una volta una persona mi ha detto: “ voglio superare i miei limiti per essere migliore ”
( migliore...di chi? Di cosa? Cosa non va bene? )
In queste parole potevo leggerci due cose: grande desiderio di crescita oppure...profondo dolore e sofferenza.
 
Ogni volta che si parla di meglio, vuol dire che c’è un peggio e il peggio “ non lo vuole nessuno ” ( o almeno così crediamo ) .
 
La mia predisposizione è certamente ascoltare, prendere tempo e dare un significato complesso alla “ semplicità ” apparente di certi comportamenti o parole.
Non è facile per me andare oltre le apparenze, infatti io impiego non poco tempo nel mio lavoro di grafologa per effettuare un profilo di personalità e vedere dove sono i punti deboli e di forza della persona.
 
Mi preoccupo sempre molto per chi mi circonda, principalmente per un fattore egoistico altruista:  se le persone stanno bene o potranno stare bene a causa di un mio operato, sono certa di aver fatto un bene a me stessa, perché ho seguito un mio istinto ampiamente sublimato, e allo stesso tempo ho garantito una esperienza estremamente empatica e gratificante nei confronti di una persona che merita attenzioni solo per il fatto di essere una persona. 
 
È una condizione Win Win: io sono orgogliosa di me stessa per aver fatto del bene in modo professionale e accogliente, e la persona ne ottiene un servizio personalizzato che le darà un beneficio non da poco.
 
A mio vedere le cose il limite ha un significato ben più ampio e articolato del semplice: “ mi impedisce di fare questo, quello e l’altro… ” 
 
Ogni volta che sento le persone dirmi che vogliono superare un limite, non si rendono conto che il problema non è il limite in sé, ma qualcos’altro, che ( la persona ) non considera in quanto non c’è ancora una cultura massiva che stimoli una diversa visione.
 
- NB: Attenzione! Non sto giudicando la cultura attuale come sbagliata. È oggettivo che nella condizione attuale la società stia cercando di superare sé stessa con la mentalità di migliorare all’infinito e coltivale il benessere all’interno di una condizione di frenesia e ottimizzazione per “ avere sempre di più ”. Questo è ciò che tutti vogliamo a causa di una condizione passata che svalorizzava l’individuo e ora l’individuo vuole ( giustamente ) la sua rivincita. I servizi, l’economia e la società in generale va dove le masse vogliono, non dove vogliono i potenti, perché i “ potenti ” ( se davvero vogliamo chiamarli così ) sono al servizio delle masse. Dopotutto una delle più grandi aziende del mondo ( non sto a dire il nome… non ce n’è bisogno ) fa i soldi vendendo bibite a prezzi accessibili pressoché a chiunque, perciò siamo noi con il nostro euro e cinquanta a tenere in piedi quel colosso. Se cambiassimo a livello “ casalingo ” questo acquisto, il colossale drago diverrebbe una lucertolina da giardino. Ma le “ masse ” non decidono nulla velocemente, sono processi lenti, e i cambiamenti sono all’ordine nel giorno nella attuale società, quindi io direi che il potere è più delle masse che dei “ potenti ”, basta solo avere pazienza e un pizzico di internet e il gioco è fatto.
Quindi questo NB ha il sostanziale scopo di spiegare che non credo nei “ poteri forti ” e che poi tanto forti non sono, hanno una dipendenza sfrenata nei confronti del singolo; se io sono in grado di decidere, anche gli altri possono decidere come me e quindi non ho paura di fare le mie scelte e automaticamente i “ poteri forti ” sono al mio servizio perché è di me che hanno bisogno. Non solo il contrario. È una cooperazione coordinata. -
 
Torniamo a noi...com’era l’ultima frase?
“ Ogni volta che sento le persone dirmi che vogliono superare un limite, non si rendono conto che il problema non è il limite in sé, ma qualcos’altro, che ( la persona ) non considera in quanto non c’è ancora una cultura massiva che stimoli una diversa visione. ”
 
Ok già meglio. Proseguiamo.
Cos’è un limite?
La prima cosa che mi viene in mente è una barriera che ti impedisce qualcosa che vorresti tanto avere. Un ostacolo, … sì, che porta con sé quel sapore amaro in bocca di non poter avere quello che vuoi ( e meriti ) perché non ci riesci o non ne hai le capacità.
 
( se avete consigli per una descrizione migliore sono aperta a consigli costruttivi ) 
 
Ma in cosa non riusciamo o non possiamo?
( Madoooooo….adesso si apre un disastro ambientale co ‘sto discorso :P )
 
Ho detto appositamente le due parole magiche su cui vorrei concentrarmi: riuscire e potere.
 
Perché quando vediamo un limite che “ vogliamo superare ” per “ essere migliori ” vuol dire che implicitamente stiamo rivelando che come siamo ora, non siamo o comunque non ci consideriamo “ adeguati ”.
 
Essere adeguati.
 
Adeguati per cosa?
 
Tagliamola corta: essere adeguati per sentirci accettati. 
 
Il problema di fondo è l’accettazione. Ma siamo noi che non accettiamo noi stessi o…chi avrebbe dovuto accettarci nel nostro modo di essere non lo ha fatto? 
Noi crediamo di non essere adeguati per uno standard che noi ( per come siamo fatti ) non riusciamo a raggiungere...ma siamo noi a non essere adeguati allo standard,….o è lo standard ad essere troppo alto per noi?
 
Allora, prima di proseguire voglio specificare con precisione che ci sono in ballo situazioni in cui lo standard è troppo alto e situazioni in cui l’importante è impegnarsi per rispettare delle regole di quieto vivere sociale basate sul buon senso. In questo articolo sto parlando della situazione tipo in cui la persona non solo viene costretta a raggiungere standard troppo alti, ma che addirittura le viene negato un trattamento adeguato quando riesce ad eccellere.
Come l’esempio del bambino che prende voti altissimi per avere l’apprezzamento della madre, che comunque si lamenterà del fatto che la volta precedente non aveva mantenuto la media del 10 prendendo un misero 9.
 
Perciò contestualizzerò tutto il resto dell’argomentazione riguardo questo tipo di sofferenza, e cioè lo sforzarsi troppo e non venire premiato, al punto che il limite diventa un’angosciante traguardo da dover superare per ottenere una misera considerazione.
 
Proseguiamo.
 
Le persone al giorno d’oggi vivono e subiscono costantemente angherie da datori di lavoro, partner, amici ( poi non tanto amici ), parenti,...( e chi più ne ha più ne metta ) che non solo non sono in grado di valorizzare il loro operato, ma che addirittura non valorizzano il loro modo di essere.
Ho usato di nuovo una parola abbastanza delicata: valorizzazione.
Le persone ogni giorno vivono con la paura della svalorizzazione poiché è stato insegnato loro che non hanno alcun valore o peggio non lo meritano.
E allora molte di loro corrono, si sfiancano, raccapezzano la propria vita come possono cercando di mantenere uno standard altissimo a cui anche altri devono adeguarsi, in quanto loro stesse lo protraggono imponendo le stesse regole a coloro che conoscono e che si sentono altrettanto frustrati. 
Crederanno così di fare bene e meritare anche di più, un più che verrà sempre promesso ad ogni traguardo, ma che al suo superamento non verrà mai dato, consegnando anzi un altro traguardo ancora più impegnativo del precedente, demolendo non solo lo sforzo fatto, ma facendo passare il concetto che: se sei arrivato fino a qui allora puoi proseguire fino a laggiù.
 
Quindi non ci sarà mai alcun premio al superamento del limite, ma anzi un’ulteriore dimostrazione che dovranno essere superati nuovi limiti e nuove sfide.
 
Prima la donna doveva essere magra, una volta dimagrita non aveva i glutei o il seno pronunciati, e vai di chirurgia. Dopo la chirurgia i capelli sono del colore sbagliato in quanto “non valorizza gli occhi” e giù di parrucchiere, una volta fatti i capelli, è fondamentale depilarsi, e come se non bastasse il rossetto non è della marca giusta: o è costoso oppure non vale nulla. E potrei proseguire in eterno, un eterno circolo dove la donna non soddisfa mai abbastanza i desideri di uomini vergognosi che non solo non le daranno l’amore che merita, ma addirittura la rimprovereranno se sarà rimasta gravida in quanto le rovinerà la pancia piatta richiesta espressamente altrimenti non si è sexy a sufficienza.
 
Poi c’è anche il mondo del lavoro! Persone chiuse in ufficio giorno e notte per ottenere il riconoscimento di cui hanno bisogno, dando poca importanza ad amici parenti o hobby.
 
Ovviamente se ci sono persone disposte a fare questo ed altro perché si sentono o credono che questo sia giusto...ritengo che questo sia un modo di essere adatto per una ristretta cerchia di persone in quanto per loro può essere uno stimolante, ma la maggior parte delle persone vuole altro e non riesce a mettere in palio il proprio corpo o tempo per potersi godere la vita come apparentemente ( o anche realmente ) vedono quelli della cerchia ristretta e a ragion veduta!
 
La sottile differenza fra chi è disposto a tutto pur di ottenere quello che vuole ( persone AZ ), e chi non è disposto ( persone NR ) ma viene costretto perché non conosce altra via di uscita ( o non la vuole vederla perché la teme ) è semplice quanto intrinseca: chi è predisposto allo stress costante prova un immenso piacere gratificante a svolgere quello sforzo, trattasi di persone che per passione vogliono ottenere di più ogni volta che raggiungono un obiettivo, ma le AZ non possono essere lo standard per il resto della popolazione. AZ differiscono da NR in quanto concentrano la loro vita nella sfida. NR hanno un campo di azione completamente diverso; ogni volta che vengono sottoposte a stress troppo forti, crollano perché non provano il piacere gratificante che le rigenera. Chi vuole anche una vita fuori dal lavoro, dallo sport, da qualsiasi cosa che non coincida con la loro passione, ma che semplicemente vogliono portare a casa uno stipendio, andrebbero rispettate anche se “ non producono ” numeri considerevoli come AZ.
 
Quando una persona viene spezzata per il troppo stress, ma soprattutto è stata profondamente educata “ a fare di più ”, proseguirà autonomamente a stressarsi a vita, in quanto conosce solo quel tipo di modo di vivere e vedrà nel limite non solo un riscatto che non verrà effettivamente mai concesso, ma addirittura il suo incubo peggiore da cui non ha apparente speranza di difendersi.
 
Quando NR mi dice: “ voglio essere migliore superando quel limite ” intrinsecamente mi sta dicendo: se rimango come sono non verrò amato, e se non verrò amato nessuno si interesserà a me, quindi se voglio attenzioni devo essere diverso da me stesso: devo superare il “ limite ” di me stesso ed essere qualcun altro.
 
AZ invece supera il limite perché le piace, prova una profonda profonda passione in questo...ma non ci sono tanti AZ nel mondo. Ce ne sono davvero poche in giro, ma fanno abbastanza audience da far credere agli NR di poter fare lo stesso.
 
Ma allora? È davvero giusto avere un limite da superare?
A mio avviso ci sono limiti che non vanno superati perché ci indicano la nostra struttura interiore e ci identificano.
 
Il limite dei 50 km/h è piazzato in centro cittadino in quanto è una velocità di marcia che previene i sinistri, specialmente con i pedoni e le biciclette.
In città ci sono una quantità enorme di ostacoli fissi e mobili; la nostra mente e le nostre auto hanno due confini ben precisi: il primo di tipo chimico \ elettrico, più precisamente i tempi di reazione che separano la percezione del pericolo dalla reazione, il secondo di tipo fisico in quanto il sistema dei freni risponde alla meccanica che necessariamente impone uno spazio di frenata che aumenta in modo esponenziale al salire della velocità di marcia.
Se corriamo troppo forte non solo non ci accorgeremmo in tempo degli ostacoli, ma addirittura se anche dovessimo farcela a reagire, il sistema frenante dovrebbe rispondere alla fisica ( che non è opinabile ) e frenare nel tempo che la fisica gli impone che noi non possiamo ( al momento ) modificare.
 
Se notate le autostrade sono progettate senza pedoni né mezzi di trasporto troppo lenti, per permettere alle auto una velocità massima di marcia di 130 Km/h, ma questo “ luogo ” è stato messo giù a tavolino per le auto a priori, in quanto è una strada con curve quasi inesistenti, senza semafori, senza rotonde, con almeno due ( o più ) corsie, strutturandola completamente per favorire una velocità di marcia molto più alta ( non mi pare di aver mai visto in città delle corsie di immissione lunghe e senza semafori ).
 
Un limite è qualcosa di completamente relativo, ed è fondamentale capire che non sempre è cosa buona oltrepassarlo. È fondamentale quindi, rendersi conto di che cosa stiamo parlando.
 
È forse un limite da superare il vestirsi per circolare nei luoghi pubblici?
È altrettanto un limite da mantenere il fatto di non distinguere una opinione da un dato di fatto?
Sono esempi abbastanza delicati questi, ma rendono l’idea.
 
I limiti all’interno della nostra personalità identificano la forma e le possibilità del nostro IO.
 
Non c’è nulla di male nella sensibilità al sangue, se una persona ama aiutare gli altri non necessariamente deve fare il chirurgo...si possono aiutare le persone senza fare operazioni a cuore aperto, ma questo non significa che non potrà perseguire la sua passione e esprimere una professione altrettanto sanitaria come lo psicologo.
 
Un limite è anche l’incapacità di cambiare routine: questo permette ad una persona di sostenere lavori ripetitivi come i turni in fabbrica, che altri non sarebbero in grado di affrontare in quanto deleteri. La realtà umana ha bisogno di persone pedisseque quanto di persone vibratili e sempre alla ricerca della novità.
 
Il limite è come una moneta, ha sempre due facce; quello che consiglio in questo articolo è di osservare i nostri “ limiti comportamentali \ fisici ” e valutarli in base ad entrambe le facce che la loro esistenza rappresenta ( utilità per noi stessi e disagi che ci crea con gli altri ), aggiungendo ovviamente una osservazione della bilancia costi \ benefici dei nuovi limiti che vorremmo adottare nel caso volessimo modificarne la loro presenza.
 
Eh sì, quando superi un limite subito ce n’è un altro, magari devi superare il limite due o tre volte finché non raggiungi lo spazio di manovra che preferisci.
 
Attenzione! Ci sono limiti personali che possono essere solo smussati. Non è possibile prendere e cancellare parti di noi come fossimo un meccano, ma soprattutto è fondamentale prendere coscienza profonda delle motivazioni per cui vorremmo cambiare una parte di noi perché spesse volte vorremmo cambiare per compiacere qualcuno, quando l’azione più produttiva è cambiare le persone di cui ci circondiamo scegliendo nuove compagnie più tolleranti nei nostri confronti e che ci apprezzino per le parti di noi che non possiamo modificare in quanto ci distinguono nella nostra originalità di cui tutto il mondo ha profondamente bisogno.
 
Tutto questo discorso è nato per mostrare come i “ limiti ” siano qualcosa che determina lo spazio di azione dentro cui la nostra personalità si muove in sicurezza. Se non conosciamo chi siamo e quali parti di noi hanno una importanza tale che non possono essere modificati, rischiamo di imporci delle sovrastrutture interiori che ci portano a sforzarci fuori dal nostro “ recinto sicuro ” pur di ottenere quelle attenzioni che ( per esperienza passata ) non abbiamo mai avuto perché chi doveva amarci in modo affettivo non lo ha fatto.
 
Purtroppo la vita è dura e non ci permette di scegliere i migliori genitori o contesti sociali entro cui crescere e svilupparci, ma possiamo farlo quando raggiungiamo la maggiore età e fare un percorso che ci consenta di evolvere nella conoscenza di noi stessi e apprezzamento di quelle parti di noi che non sono state apprezzate da altri, ma che noi in prima persona possiamo amare: perché è così che siamo fatti.
 
Possiamo paragonare i limiti come il nostro corpo mentale.
Nessuno decide se nascere alto o basso, debole di cuore oppure con gli occhi verdi: il nostro corpo ha una forma precisa che nel corso della vita possiamo modificare con la chirurgia ( in parte ) ma che ci identifica in modo originale e irripetibile. Allo stesso modo la nostra personalità ha un corpo invisibile che è determinato dai tratti del nostro modo di essere: gentile o prepotente, sensibile, predisposto a musica e apprendimento delle lingue, memoria fotografica oppure emotività e potrei proseguire per pagine intere.
 
Prima di decidere che una parte del nostro essere, fisico o mentale che sia, è una buona parte di noi o meno, è fondamentale capire se il giudizio che le caliamo addosso è un giudizio oggettivo oppure nato dal disprezzo di qualcuno che non siamo noi.
 
Ogni volta che lo chiamate limite, fermatevi un attimo e pensate: è giusto modificare la forma del mio campo interiore di azione? Otterrò veramente amore se cambio me stesso? O devo semplicemente cambiare gruppo sociale entro cui mi approccio?
 
Una scala a chiocciola è la ripetizione eterna di un movimento circolare che ha la tendenza di salire o scendere. La nostra personalità è fatta come quella scala: ha una struttura di base che si ripete nel tempo portandoci sempre più in alto o sempre più in basso e se ci mettiamo un bel corrimano semplicemente rischiamo di non cadere quando compiamo i passi su e giù. Quello è il limite. Quel limite sano che ci sostiene e ci protegge dandoci la possibilità di esprimere noi stessi in piena mobilità con la certezza ( quasi perfetta ) di non cadere giù quando ci muoviamo troppo in fretta.
 
Prima di cambiare, pensateci bene se il gioco vale la candela, perché certe volte non possiamo cambiare e finiamo per nasconderci e quindi precluderci la possibilità di cercare persone che non vedono l’ora di entrare nella vostra vita.
 
Pensateci bene se sacrificare una parte di voi ( che tanto semplicemente rimarrà latente ) pur di avere quelle persone nella vostra vita che, purtroppo, non ci amano per come siamo, ma ci sfruttano per rimanere dei prepotenti frustrati ben più in sofferenza di noi.
 
In conclusione: la situazione a cui tutti possono aspirare è la condizione Win Win, dove entrambi nella relazione “vincono”. Non importa cosa si vinca, in quanto tutti hanno le proprie preferenze...e quando capisci quale sia la tua, di certo saprai trovare relazioni con cui intessere la struttura win win che fa al caso tuo.
 
Do you wanna repeat again? Are you sure to remeber everything? I can help you, cause it was a very long trip:
    1. Migliore? Di chi?
    2. La mia condizione Win Win;
    3. Il mio veloce NB sulla cultura attuale;
    4. Cosa mi viene in mente quando penso al limite;
    5. Riuscire e Potere;
    6. C’è chi si sente inadeguato per lo standard sociale che persegue;
    7. La valorizzazione;
    8. La sottile differenza fra AZ e NR;
    9. Per strada poi…;
    10. I limiti ci identificano;
    11. Il limite mette i confini del nostro campo di azione;
    12. In conclusione.
 
Siamo giunti alla fine di questo viaggio pazzesco!
Oggi è domenica e spero che questo argomento vi abbia intrattenuto adeguatamente, perché ve la meritate una serata con la vostra tazza di tisana e il micio che vi si accoccola vicino mentre vi godete le mie riflessioni.
 
Sempre vostra, Iro Järvinen.
 
Grazie a Pixabay per l’immagine
...