Grafologia teorica e pratica

I frutti ambigui - il no

Ci sono dei cortocircuiti di pensiero se che inseriti nei ragionamenti, tendono a falsare la realtà e far valutare dei comportamenti come assolutamente buoni o assolutamente cattivi, a prescindere dal contesto in cui si trovano.

Parlo di quei " frutti " ambigui ( comportamenti ) che a prescindere dall'intenzione che li scatena: provocano dolore.

La realtà è complessa e oggi vorrei condividere come la reale intenzione di una persona non sia riconoscibile facilmente se non dopo lungo tempo di allenamento ad addestrarci a rivconoscere la realtà di certe situazioni.
Un cortocircuito avviene quando si considerano certi elementi come cattivi o buoni a prescindere dal contesto in cui si trovano.
Attenzione: slegare un evento o un aspetto dal contesto in cui si trova, è il primo passo per malinterpretare la realtà al punto da distorcerla.
Gli eventi che vi accadono intorno solo nn mix di cose buone, cattive, belle, brutte, facili, difficili,... e arrivare a vedere ciò che ci accade ogni giorno nel modo più critico possibile è difficilissimo.  
Un esempio terribile quanto comune è il magico: “ no ”.
Dire di “ no ” non è facile. E la conseguenza di un evento simile porta disagio sia all’interlocutore che a voi stessi che arrivate a dirlo; spesse volte sento queste parole da chi è arrivato a dire questa sillaba: 
“ sono stato cattivo con quella persona perché… ” 
oppure 
“mi hanno fatto diventare cattiva quando sono arrivata a fare… ” 
o peggio: “ sono una persona cattiva perché ho detto di no. ”
 
All’udire queste affermazioni mi viene sempre un tuffo al cuore.
Anni fa condividevo la stessa ideologia che mi portava a dire le stesse identiche cose, ma ahimè ( o per fortuna ) non è più così.
Distinguere il no come una risposta data per toglierci una possibilità di ottenere ciò che abbiamo chiesto perché ci mette in difficoltà l’esecuzione di tale richiesta, dal dire no perché c’è l’intento di ferirci appositamente, non è facile, ma è possibile: nel primo caso la persona semplicemente ha riconosciuto un suo limite e lo fa presente, nel secondo vuole essere sadico.
 
I due no sono estremamente differenti, anche se purtroppo fanno entrambi molto male: di conseguenza è facile vederli entrambi sullo stesso piano.
 
Accade così: sia le persone buone che quelle cattive dicono no, con la differenza che in un caso si ammette un limite personale, nel secondo si abusa del proprio potere.
 
Come si fa a capire se noi stessi stiamo abusando di potere?
 
Se una persona è davvero cattiva, mai, mai, mai e poi mai si confiderà con qualcuno piangendo di sensi di colpa e definendosi cattiva ( non considero il caso in cui lo fa per comprarsi la fiducia di qualcuno cercando di dimostrarsi una persona buona ).
Se davvero sei una persona cattiva non solo non lo confiderai mai a nessuno, ma addirittura non lo penserai mai di te stesso.
 
Chi pensa di sé stesso di essere una persona cattiva è per un motivo molto semplice: conferisce ad atteggiamenti sani che pongono dei limiti di sopportazione, come atteggiamenti non accettabili in quanto la persona si sente che dovrebbe essere più buona e altruista lasciandosi svenare energie, risorse e tempo per chi non solo se ne sta approfittando ma anche li costringe a dare ancora di più perché è il loro modus operandi. Chi è veramente cattivo è senza dubbio una persona che non si mette in dubbio.
 
Le persone buone sanno per prima cosa dubitare di sé stessi.
Consideratevi molto buoni quando vi chiedete se lo siete, perché ve lo chiederete sempre in quanto sarete in grado di rendervi conto che le cose non sono perfette e voi non siete esenti da errore. Accettate attivamente che non tutto è possibile, e vi fidate che l’altra persona potrà venire aiutata da altri, e non necessariamente è vostra responsabilità aiutarla.
 
Svenarsi in tutto per essere più altruisti di altri, non solo è un comportamento dannoso, ma addirittura è una mancanza di rispetto nei confronti di noi stessi.
Non esiste l’altruismo puro.
 
Più il concetto viene “ purificato ” e più diventa dannoso.
Si diventa cattivi quando si sfruttano le persone per proprio pro senza porsi alcuna remora nel farlo,  non quando non le si può aiutare in quanto abbiamo dei limiti.
Dire di no per via dei propri limiti, o della propria volontà di non aderire ad una richiesta in quanto non in linea con i nostri desideri per noi stessi, è un comportamento sano e va rispettato.
 
Anche il bene ( come il male ) fa soffrire: con la netta differenza che in un caso educa l’altro a fare la stessa cosa ( cioè la valutazione delle proprie forze ), nel secondo si infierisce con il desiderio di provocare dolore ( anche vendicativo poiché magari ne avremmo motivo in quanto abbiamo subito un torto grave ).

Grazie a cottonbro per l'immagine

Sempre vostra, Iro Järvinen
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