Grafologia teorica e pratica

Il pregiudizio, effetto collaterale del giudizio non educato

Ma cosa è bello? Cosa merita di venire valorizzato e cosa no? Qual è il limite delle possibilità?
 
Sinceramente Pennini miei...non so davvero da dove cominciare per aprire il discorso.
Qualcuno a questo punto mi direbbe: dì la prima cosa che ti viene in mente al riguardo.
Ok. Proviamo così: però se non mi trovo bene tento un’altra strategia, e non vi lamentate se non mi riesce al primo colpo :P
 
Facciamo che parto da quella volta che una persona, anzi a dire il vero più di una persona, mi ha riferito frasi del tipo: “ ti devi valorizzare ” -.-’ “ se ti trucchi e ti depili lo fai per prenderti cura di te stessa ” o peggio “ hai ancora quel baffetto addosso! ”
 
Ora; cosa ne pensate al riguardo lo racconterete nei commenti ( sono là a vostra portata apposta ), ma quello che voglio dirvi ora è il mio pensiero personale al riguardo.
Cosa vuol dire che mi devo valorizzare, che devo prendermi cura di me o che il baffetto non va bene?
Intanto quelle parole che mi sono state dette, facevano parte di un distorto e quasi fallimentare tentativo di proteggermi dalla “ cattiveria ” che le altre persone possono scatenare su di un individuo, solo perché non è omologato alla tendenza del momento. Insomma loro fanno i critici con te per primi in modo “ dolce ” ( sì, come no ) per fare in modo che altri non abbiano un pretesto per giudicarti in modo più aggressivo.
Mi viene da pensare che se non ti depili allora gli altri hanno il permesso di giudicarti: perché ti vengono a dire, “ non lamentarti se poi lo fanno perché hanno ragione”.
Insomma hanno il permesso di giudicarti con dolcezza per aiutarti………………………………
Vabbè………………..
 
Tutto questo è una maniera becera di mostrare il pregiudizio come una cosa giusta e da considerare, perché viene scambiato con il giudizio.
Aspè!? Il giudizio e il pregiudizio non sono la stessa cosa?
Pregiudizio: è quella cosa che succede quando si dà una considerazione senza alcuna valutazione realmente oggettiva… nel senso che viene sparata a zero un’idea basata sul nulla con lo scopo preciso di dare mostra di sè.
Giudizio: è un processo lungo, difficile e richiede conoscenza ed approfondimento.
 
Chi giudica sa di cosa sta parlando. Chi ha pregiudizi non ha alcuna intenzione di informarsi perché in sé vuole mostrarsi “ grande ” e gli importa solo di ottenere un elogio.
 
Proseguiamo.
Ma cos’ha di tanto brutto la tendenza del momento?
Diciamo che semplifica le cose, mette dei paletti generici che possono venire condivisi da più o meno persone contemporaneamente e che se fa successo porta ad una espansione della modalità di pensiero all’interno di una o più società.
 
La costante in tutto questo è il desiderio di appartenenza. La tendenza del momento ( ormai lo sappiamo ), sarà sempre in ricambio continuo e più la società si fa variegata di idee e informazione, e più le mode saranno diversificate, numerose ma soprattutto sempre meno tendenti al grande numero.
 
La popolazione negli ultimi decenni ha iniziato ad aprirsi passo dopo passo alla varietà, dando la possibilità di creare spazio a sempre più tendenze diverse, condivise in modo più o meno duraturo.
Non esiste più madre chiesa che decreta se e come usare il profilattico: le persone hanno iniziato ad essere sempre più critiche, aperte, complesse e consapevoli di ciò che piace loro o meno, di conseguenza c’è sempre meno spazio per i giudizi generalizzati. E meno male.
 
Esatto: che cosa ci piace.
Sempre più si sta mostrando il fenomeno per cui non piace più solo la Rai in prima serata, adesso c’è Netflix, Youtube e mille altre piattaforme che aprono le porte ad una tale possibilità di scelta che, in passato con la televisione censurata, era impensabile; ovviamente tutto questo solo negli ultimi due decenni.
 
Ma vorrei proseguire con un esempio: la depilazione.
Questa pratica è una “ moda ”che nella storia dell’uomo c’è sempre stata, poiché corregge una certa avversione per il pelo che sembra si sentisse già nell’antica Roma ( al contrario di quanto pensassi, radersi era importante anche a quell’epoca ), e in un cenno storico che potrete approfondire velocemente in questo piccolo trafiletto della rivista Focus: 
https://www.focus.it/cultura/storia/da-quando-alle-donne-e-richiesto-di-depilarsi 
si indica che nella storia più “ recente ”, ( fine 1800 ) l’abbigliamento femminile fosse talmente coprente che non ci fosse necessità di mostrare qualcosa di “ ordinato ” in quanto non c’era proprio nulla da mostrare, non poteva certo attivarsi la famosa avversione e il desiderio di adoperarsi per gestirla. Successivamente, con lo sdoganarsi di abiti più scollati e provocanti, ci furono le prime donne pioniere ad utilizzare i rasoi per depilarsi le ascelle e le gambe, all’inizio fu una notizia da giornale… poi nel tempo divenne una norma quasi imperiosa.
 
Allora mi sono detta: cosa dicono i dati oggi riguardo a cosa pensano le donne nei riguardi del peloso disordine?
 
Pensate che l’ANSA mostra che fra le motivazioni che spingono una donna a depilarsi c’è la società, e lo evidenzia con la seguente dichiarazione: 
“ […] La pressione più forte arriva dalla società, che influenza 1 donna su 5 [ a depilasi ] ”
 
Potrete ritrovare questo trafiletto nell’articolo integrale al seguente indirizzo URL:
https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/beauty_fitness/2018/06/15/depilazione-e-cambiato-qualcosa_4684e00f-fec7-4bbe-b3ae-bb617b8ffb39.html 
 
Vuol dire che il 20% delle donne compie una azione di modifica nei confronti del proprio corpo e quindi del proprio aspetto non perché condivida la necessità di sentirsi in ordine, ma a causa del pregiudizio della società che ha una maggioranza di donne e uomini che hanno questo pensiero comune e quindi si sentono in dovere di estendere questo sentire anche a chi, della depilazione, non frega assolutamente nulla.
Questo è grave, gravissimo.
Significa che queste donne se potessero non sentire il peso di questo pregiudizio, non lo farebbero.
La realtà è che siccome 4 donne su 5 lo fanno per sentirsi meglio, allora si sentono in dovere di coinvolgere anche quella donna rimanente che non vuole depilarsi, con la convinzione di aiutarla a stare bene con sé stessa, quando lei non ha bisogno di questa cosa per stare bene.
Si sentono in dovere di aiutarla…si sentono di essere nel giusto così, in quanto credono che quella donna non sia consapevole di ciò che la fa star bene.
È vergognoso che siccome esse fanno parte della maggioranza allora anche le altre donne debbano omologarsi.
Questa donna su cinque non si sente valorizzata nel depilarsi, ma lo farà solo per non sentirsi giudicata. Non bastavano gli uomini a darci ordini, ma le loro stesse “ compagne ” di viaggio si aggiungono al carosello.
 
Io personalmente faccio parte di quella fetta di donne che non si depila per tre motivi: 
    • non ne ho bisogno;
    • lo ritengo una cosa banale, inutile quanto dolorosa ( specialmente se usata la cera ) e terribilmente noiosa ( non importa che siano di 5 minuti o tre ore, per me quello è tutto tempo perfettamente cestinato che avrei potuto investire in cose ben più interessanti );
    • l’ho fatto a suo tempo e non mi ha minimamente fatta sentire valorizzata. Lo facevo perché il mio ex me lo chiedeva: giuro che non lo farò mai più. PS: ci ho buttato centinaia di euro dall’estetista… avrei potuto spendere quei soldi per fare molto altro di più costruttivo.
 
Io però sono una persona con un caratteraccio, e non mi stupisco che sia giunta alle mie conclusioni in modo autonomo e compiendo i miei errori, ma là fuori ci sono donne che spendono doloroso tempo, soldi e spazio personale per accontentare una società che quando le vedrà belle lisce non spenderà una sola parola per valorizzarle, semplicemente cercherà un altro motivo per considerarle non accettabili.
 
Le donne che fanno questa gesto sotto costrizione certamente hanno mille modi diversi di percepire il pregiudizio dovuto alla società di maggioranza, società che le spinge a compiere un simile gesto su loro stesse, e credo sia più che doveroso spenderci una riflessione sopra.
 
Ora non voglio fare il classico pippone dove denuncio che così non va bene, che la società è cattiva e morta là: oggi, come sempre, voglio andare più in là.
Io ritengo che queste donne debbano venire rispettate nei loro ideali e lasciate libere di tenersi anche la barba se questo le facesse sentire bene con loro stesse, tanti considerano la donna barbuta come “ brutta ” semplicemente per la mancanza di abitudine a vederla andare in giro liberamente per la società, e queste abitudini cambiano sempre.
Per definizione l’essere umano ha preferenze e gusti che sono condivisi dai più, come le preferenze di modalità di apparire, che nelle varie epoche sono cambiate di volta in volta in base alla “ moda di pensiero ” del momento ( che ne so… ai romani andavano bene le caste, arrivati i cristiani il paganesimo non era più tollerato, prima chiunque poteva essere di qualsiasi religione, tanto non se ne fregava nessuno ).
 
Ora, il pregiudizio per definizione favorisce il protrarsi di una abitudine di qualsivoglia natura che tende a screditare le diversità che non comprende. Questa parte integrante dell’essere umano non è possibile eliminarla, perché altrimenti dovremmo eliminare il suo desiderio di sopravvivenza.
Il pregiudizio è un’azione profonda e molto veloce che avviene principalmente per salvarci la pelle in contesti di pericolo che richiedono azione immediata, ma che anche ci aiuta a discernere cosa ci piace e cosa non ci piace, mostrandoci i limiti invisibili del nostro essere interiore. 
Giudicare una persona ( principalmente in male, ma anche nel bene ) è un effetto collaterale dovuto al limite di elaborazione del cervello di ogni persona: quello che una persona non conosce o non è in condizioni di conoscere, perché di quella sapienza essenzialmente non ne ha bisogno ( o ritiene di non averne bisogno ), ecco che il cervello compie una azione veloce e taglia corto, creando delle soluzione veloci e incisive per andare oltre con ciò che gli interessa di più fare.
 
Quando il pregiudizio viene educato adeguatamente da persone preparate, e quindi trasformato in giudizio, viene sfruttato in senso attivo e produttivo, non nel senso che ci piacciono tutti, ma nel senso che quando riconosciamo di non avere competenza o conoscenze adeguate sull’argomento che viene trattato, non liquidiamo la cosa con una critica soggettiva definendo brutto se non ci piace ( e addirittura da eliminare ) o bello \ da esaltare, ma diciamo senza farci problemi che dell’argomento sappiamo poco o nulla e che quindi non abbiamo desiderio di esprimerci al riguardo.
 
Al contrario, se ci facciamo trasportare del desiderio di giudicare qualcosa o qualcuno senza ( fra l’altro ) avere informazioni oggettive ed esaustive che ci rendono competenti in modo critico al riguardo, compiamo il doloroso gesto che ci porta ad osannare o squalificare, aizzando accanto a noi altre persone a fare lo stesso.
 
Vedere due che si scagliano a vicenda fra loro o contro qualcuno è certamente un classico della società umana, e questo deriva dalla non educazione e dalla passività del lasciarsi dominare dagli eventi.
 
Un coltello non è cattivo, né buono, un coltello è soltanto un mezzo che ci porta a compiere una azione precisa: tagliare.
Possiamo tagliare uno spicchio di mela da dare a nostro figlio oppure uccidere qualcuno a sangue freddo, è l’intenzione che ci sta dietro a decretare il valore dei gesti compiuti.
 
Il giudizio allo stesso modo non fa altro che amplificare le intenzioni di chi lo usa. Se usato con buonsenso è un ottimo mezzo di sviluppo che sostiene e aiuta a crescere chi abbiamo accanto, aiutandoci a discernere se ci sono persone che meritano realmente la nostra attenzione oppure no.
Purtroppo l’effetto collaterale dell’avere risorse così delicate a nostra disposizione, è proprio lo sviluppo di una società dell’immagine che, di epoca in epoca, ha sempre influenzato i più a lasciarsi trasportare dalle caratteristiche marginali che l’aspetto fisico può portare con sé a prescindere da chi lo porta, che, purtroppo o per fortuna, non potrà più di tanto cambiare.
 
Quello che voglio dire oggi è che l’essere umano avrà sempre addosso il peso di un concetto di immagine che considera la tonaca come componente necessaria per fare il monaco.
Non mi stupisco e non mi stupirò mai per queste necessità umane che non si possono cancellare.
Mi stupisce di più chi vuole a tutti i costi eliminare questa fetta apparentemente marcia dell’uomo, ma che in sé porta una grande opportunità: quella di essere chi siamo.
 
Siamo umani. Siamo bestie, ma siamo anche capaci di amore, come di grandi ricchezze e profonde malvagità.
L’uomo non va cambiato, l’uomo deve solo prendere coscienza dei suoi limiti e delle sue possibilità, ma questo avverrà ( se avverrà ) nel lungo termine ( mooolto lungo, parliamo di millenni ) e nel frattempo io non mi angustierei troppo, e cercherei quanto meno di dare il mio contributo, fidandomi del fatto che anche gli altri lo compiranno, anche se in un modo che non vediamo perché tendiamo a valutare in modo erroneo o semplicistico situazioni complesse che non fanno parte del nostro quotidiano.
 
Non allarmatevi se l’uomo compie gli errori, anche i più terribili, ogni successo avviene al termine di una lunga serie di fallimenti a 360°.
 
Se non avete fiducia negli altri, abbiatene quanto meno in voi stessi, perché credetemi, basta e avanza così, non dovete fare nulla di più.
 
Grazie a Suzy Hazelwood per l’immagine
 
Sempre vostra, Iro Järvinen.
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