Grafologia teorica e pratica

Lo standard e l'imperfezione

Perfetto… ma cosa significa perfetto? Standard che ritiene l’entità sotto esame senza difetto ( indubbiamente………. Vabbè )
E quindi andiamo al suo opposto: imperfetto. Significa che porta in sé aspetti non curati e che non rientrano nella categoria descritta dallo standard di riferimento di perfezione.
Ma allora: può essere che anche la perfezione abbia difetti? 
Ma certo! Il fatto è che quei difetti non vengono classificati negativamente e passano sotto la sfera della tolleranza.
Diciamola semplice. 
Vista da questo punto di vista la perfezione non è poi tanto male dopotutto.
Uno scarabocchio fatto da un bambino di tre anni è considerato perfetto per le sue prestazioni artistiche ( escludiamo certe tendenze genitoriali a pretendere standard fuori luogo nei confronti dei figli ) in quanto è quello che ci si può aspettare da un bambino di quell’età.
Se invece hai 30 anni e hai una laurea in fisica, non ti si può certo accettare in un laboratorio di analisi statistica se non comprendi la differenza fra iperbole, integrale e limite…
Essere perfetto in sé non è un concetto cattivo o sbagliato, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare al riguardo.
Il problema nasce quando lo standard di riferimento che considera perfetto è troppo alto o troppo basso per l’ambito di riferimento.
La perfezione di per sé… è un concetto estremamente relativo che si riferisce a chi considera cosa sia perfetto o meno.
 
Ogni volta mi viene in mente il concetto di corpo delle modelle nel corso della storia del ‘900: l’attenzione a quali parti del corpo considerare e il tipo di corpo da mostrare era relativo al decennio di riferimento e ai fatti storici che lo caratterizzavano ( questo articolo è molto veloce e intuitivo al riguardo - https://www.imurr.com/donne-e-bellezza-nel-novecento-e-tutta-una-questione-di-canoni/ ).
 
Non è la donna ad essere perfetta o imperfetta: è chi stabilisce lo standard che decide chi o cosa rientri nella categoria di perfezione. Siamo tutti perfetti o imperfetti a seconda di chi ci guarda: perciò non dobbiamo cambiare noi, ma cambiare da chi ci facciamo guardare.
 
Chi vi dice che siete in torto o in ragione: prima di andare per partito preso, cercate in primo luogo di capire secondo quale motivazione ( o più motivazioni ) si sente di dire quel giudizio finale.
Se quella persona sarà in grado di argomentare in modo giustificato con Dati di Fatto alla mano ciò che sta dicendo allora potrete considerare accettabili quelle parole. Ma se al contrario vi rifilerà delle ragioni basate sui gusti personali che non hanno nulla a che vedere con la situazione in corso: semplicemente inclinate la testa, e ditegli che non accettate voli pindarici che non servono altro che a gonfiare loro e sminuire voi.
Fatevi il vostro standard cercando di essere equilibrati e considerando i vostri reali limiti. Conoscete voi stessi. Domandatevi le cose: informatevi! Leggete e cercate di capire quello che sta succedendo dentro e fuori da voi. E non prendetevela a male se ci vorrà tempo: il mondo è di una lentezza unica… abbiate pietà per voi stessi e per gli altri se non ce la fate subito a capire la complessità di tutto questo.
Volete un indicatore chiaro?
Se è troppo facile, veloce, semplice, sicuro ed emotivo, non è la strada giusta. Cercatene una impervia, lunga e soprattutto: Complessa e insicura.
La realtà è complessa e oggettiva.
Nessuno vi si chiede di essere un calcolatore senza sentimenti, ma è importante distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Solo così vi proteggerete al meglio e saprete anche migliorare sensibilmente la vostra considerazione di voi stessi e di chi vi sta attorno.
 
Non sono mai stata una gran viaggiatrice fuori continente, ma assicuro che viaggiare ( chi in un modo chi in un altro ) è importante per aprire la mente e capire che non è tutto richiudibile dentro una scatola logica di un metro per due.
Non serve comprendere tutto per essere perfetti: ma serve sapere che c’è altro oltre alle apparenze.
Guardate oltre e mettetevi sempre in discussione, non c’è altro modo per vivere con i piedi per terra.
 
Grazie di cuore per il tuo contributo, oggi più che mai hai fatto un altro passaggio verso un mondo diverso.
 
Grazie a Jben Beach Art per l’immagine.
 
Sempre vostra, Iro Järvinen
...