Grafologia teorica e pratica

Partiamo dal Principio - Benedetto contesto :)

Ah la Grafologia! Così vasta e ampia che non mi spiego il motivo per cui sia ancora così poco conosciuta... come la sfericità terrestre. Sinceramente non saprei minimamente da dove cominciare per parlarvene...d’altro canto ho deciso di sfornare due articoli a settimana per coinvolgere la vostra attenzione, e prometto che lo farò al meglio delle mie capacità, portando interessanti argomentazioni per cui sarò ben felice anche di ricevere il supporto di altri colleghi che probabilmente mi leggeranno :)
Avviso (per chiunque nutra già grandi aspettative riguardo le mie capacità) poiché seguo altri lavori, prenderò periodicamente dei periodi di pausa dalle mie pubblicazioni per lavorare più intensamente a novità e aggiornamenti interessanti di qualità e sempre freschi, proprio per non annoiarvi :)
Ogni volta avviserò al riguardo e sono certa che capirete l’importanza dei cambiamenti e la necessità di rifletterci, dedicando anche del tempo “apparentemente morto” che ha lo scopo di permettermi di riprendermi.
Ma bando alle ciance e cominciamo.
 
Se ben ricordo, fin dalle prime lezioni di teoria, ci è stato sempre, sempre, sempre ripetuto questo concetto, che io stessa ripeterò a non finire, poiché lo ritengo il cardine fondamentale per qualsiasi grafologo, il contesto grafico.
 
Fra i tanti segni rilevabili all’interno dei una grafia è sempre (sempre!) necessario stare molto attenti al contesto grafico. Eh sì, benedetto contesto.
Infatti quando ci si accinge a stendere un profilo di personalità, è più che fondamentale compiere il primo passo basato sulla valutazione percettivo – globale: si guarda quasi distrattamente il testo scritto e si colgono le primissime impressioni, giusto per capire di che grafia stiamo parlando.
È una grafia ampia? Si muove veloce? Come è distribuito l’equilibrio bianco nero? E mille altre domande che (al momento) non sto ad elencare.
Una grafia si muove nel suo complesso in modo assolutamente individuale e personalizzato, esattamente come può essere la personalità di chiunque: inimitabile e completamente unica.
Facciamo un esempio: poniamo di essere in campeggio...siamo all’aperto e stiamo dormendo un salutare pisolino pomeridiano; improvvisamente sentiamo lo scalpiccio di un animale che al momento non possiamo vedere, sapremmo distinguere di primo acchito se si tratta di un cavallo o di un leone? Hanno entrambi 4 zampe, ma certamente il suono sarebbe completamente diverso: uno ha gli zoccoli, l’altro no.
Altro esempio vi è mai capitato di percepire solo dall’odore dell’aria l’informazione di una probabile tempesta in arrivo? Vedrete inoltre il cielo oscurarsi e il vento alzarsi.
Perfetto. Ma come è possibile prevedere queste cose senza esperienza? Certamente un bimbo non sarebbe in grado di fare previsioni al riguardo come un adulto poiché non ha l’esperienza dei vari contesti, in quanto è ancora impegnato a capire come scrivere correttamente il suo nome.
Nella grafologia accade lo stesso, più grafie il grafologo osserva, più gli è facile discernere a grandi linee di che tipo di personalità si sta parlando. Certo una volta distinti i cavalli dai leoni, è necessario scoprire se il cavallo (poniamo ricada questa scelta) corrisponda realmente ad un cavallo oppure ad una zebra. Ecco: più si va a fondo con l’analisi, tenendo sempre fermamente conto del contesto di partenza, più è possibile precisare con sempre più certezza la natura della grafia (e quindi della personalità) determinando le colonne portanti di base che si amalgamano con tutti quei dettagli che rendono le giuste sfumature individuali ritrovate durante lo studio profondo della grafia.
 
Ecco, il contesto, in tutto questo lavoro, è fondamentalmente lo spartiacque che accompagna il grafologo nella profondità della stesura del profilo, fungendo da direttiva che gli impedisce di fare determinazioni completamente fuori luogo che non permetterebbero una adeguata comprensione.
 
Altro esempio: se sento il rumore degli zoccoli e non del passo felpato del leone, mi serve soprattutto per capire se sono in pericolo o meno. Un cavallo (di solito) non è un animale aggressivo, ciò significa che posso stare relativamente tranquillo. Successivamente dovrò comunque aprire gli occhi e cercare l’origine del suono e verificare che sia effettivamente una situazione non pericolosa. Poniamo che sia uno gnu impazzito, non sarebbe certo un carnivoro in quanto la prima valutazione viene confermata, ma potrebbe essere comunque pericoloso. L’analisi approfondita ci porta a definire tutta quella serie di dettagli che ci porterà a confermare o meno la situazione di relativa tranquillità. Una volta constatato che si trattava di un semplice cerbiatto nelle vicinanze potremmo serenamente richiudere gli occhi e riprendere sonno beatamente (possibilmente rimettendo la sicura al fucile da caccia).
Ecco, con questi esempi spero di aver messo in chiaro un concetto fondamentale.
 
Ma cosa significa esattamente la parola contesto? Allora per prima cosa mettiamo in chiaro il suo significato di base, come sempre partiamo dal vocabolario Treccani.
 
La parola contesto viene definita in questi modi (ho preso le definizioni più inerenti alla situazione che andremo a presentare):
 
Il contesto può essere definito in generale come l’insieme di circostanze in cui si verifica un atto comunicativo. Tali circostanze possono essere linguistiche o extra-linguistiche.
[…]
Il contesto è essenziale anche per scegliere una tra le possibili interpretazioni di espressioni ambigue: per es., nel caso dell’ambiguità lessicale, esso permette di decidere se nell’enunciato:
“l’esecuzione sarà fra tre giorni.”
si riferisce alla realizzazione di un’opera o alla messa in atto della pena di morte.
[...]
Non è possibile interpretare un atto comunicativo se non si conosce il contesto entro cui esso si produce: non solo non è possibile determinare i motivi e gli effetti della sua produzione, ma neppure cogliere il suo significato esplicito e suoi eventuali significati impliciti (Ducrot 1995: 631-634).
[...]
Il contesto contribuisce anche a completare il significato di un enunciato.
 
Dal Wikizionario:
l'insieme di concetti in uno scritto e/o un discorso, che aiuta a comprendere il significato delle singole parti oppure una visione in sintesi della trama di un racconto, di una storia, di un romanzo, ecc.
Sinonimi: condizione, circostanza, occasione, situazione.
 
Per farvi un altro esempio: prendete una siringa usata; se la si dovesse trovare in mezzo ad un marciapiede sporca di sangue, le daremo una connotazione certamente negativa...ma se quella stessa siringa usata la trovassimo vicino ad un tavolo operatorio, magari di una operazione andata buon fine, sicuramente il significato cambierebbe drasticamente dandoci un’idea molto più positiva rispetto alla precedente.
Cosa è cambiato? Di certo non l’oggetto. Sempre di una siringa usata stiamo parlando, ma mentre l’oggetto non cambia, l’ambiente di riferimento ci ha dato non poche informazioni riguardo il fine per cui è stata usata, e probabilmente anche del suo contenuto (nel primo caso ci fa sospettare quasi senza dubbio ad uno stupefacente...anche se potrebbe non essere così). Nel caso della prima siringa, abbiamo un immediato riferimento a concetti quali: il degrado urbano, il malessere individuale, la sofferenza sociale, ecc.
Nel caso del tavolo operatorio, la siringa è stata usata per curare una persona mentre era in fase di operazione chirurgica, a quel punto la siringa avrebbe avuto un contenuto non ben definito (a me no che non siate dottori, di certo potreste sapere meglio di me le alternative del possibile contenuto della siringa più vicine ad una condizione di operazione chirurgica...ma non è questo il punto) che ha avuto lo scopo di favorire il benessere di una persona che (probabilmente) potrà vivere ancora diversi anni serenamente.
 
Quindi tutto questo per dirvi che: è importante non prendere mai i segni grafologici (l’equivalente della siringa usata) nel loro significato senza considerare il contesto grafico di appartenenza (il luogo dove la siringa è stata ritrovata).
Ogni segno grafologico osservato in una grafia rappresenta una parte di un tutto che lo definisce e lo sostiene. Ci sono segni estremamente negativi che nel contesto giusto possono addirittura diventare necessari ad una persona per essere migliore di quanto non sarebbe se mancasse di questo segno.
I segni grafologici sono tantissimi (approssimativamente un centinaio o poco meno) e fra loro sono distribuiti in un continuum fatto di coppie complementari (non sempre ma molto spesso accade) che si escludano a vicenda. Prendiamo il classico Curva-Angolosa: se una grafia è bella rotonda e mostra un contesto di morbidezza, difficilmente troveremo angolosità accentuate e viceversa. 
 
Concludendo: attenzione a considerare solo i segni senza il contesto, potrebbe essere difficile poi districarsene; alcuni segni “brutti” in contesti favorevoli potrebbero essere un ottimo reattivo per permettere alla persona di essere migliore di quello che sarebbe se non mostrasse quel segno “brutto”.
 
Little summary for you: 
    1. Introduzione;
    2. Cosa mi hanno insegnato alle prime lezioni;
    3. L’esempio dell’animale a 4 zampe in campeggio;
    4. Definizione della parola “contesto” da parte di Treccani e Wikizionario;
    5. L’esempio della siringa;
    6. Parliamo dei segni grafologici nel contesto;
    7. Conclusione.
 
Ringrazio tutti voi per il vostro prezioso tempo. 
Attendo i vostri commenti per uno scambio proficuo. 
A presto :)
Iro Järvinen
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