Grafologia teorica e pratica

Le etichette, nel bene e nel male

Pennini miei. Dire che una grafia è sofferta, è un cliché molto banale quanto scontato. Eppure ogni volta che guardo una grafia vedo sofferenze in tutte le salse che non sono paragonabili fra loro.
Non essendo una terapista, posso solo alzare gli occhi dal manoscritto e dire “ mi dispiace molto per  quello che è successo ”, ma cerco di non dire mai “ per come ti senti o per cosa vivi ogni giorno” ( usando il presente ). 
Se la persona si rivolge a me, significa che ha aperto uno spiraglio, fra l’altro ad una completa estranea, nella speranza che lei la veda per come è e che le dia la speranza di potercela fare. Ciò accade nel momento presente e si discosta molto dalla sfiducia passata, cerco quindi di non giudicare il presente, perché il presente fa il domani, e un presente migliore significa un domani migliore. Certo non è possibile un cambiamento repentino, ma sono certa che se lei \ lui viene da me nella speranza di venire trattato bene, io sono moralmente obbligata a valorizzarlo in quel momento, cosa sarà di quell’individuo il giorno successivo, ahimè non è compito mio. Al massimo mi sento sempre in dovere di indirizzare uno scrivente verso un professionista qualificato quando assisto a segnali d’allarme, ma poi finisce là. Non faccio diagnosi di nessuna natura, ma posso individuare a grandi linee dove sia il fuoco che arde troppo intensamente.
Tutti noi bene o male abbiamo avuto a che fare con le 5 ferite dell’anima ( tradimento, abbandono, rifiuto, ingiustizia, umiliazione ) ma ci sono persone che hanno avuto la capacità di elaborarle e accettarle nella realtà come compromesso fondamentale di questa vita, ma altri non ce la fanno. In questo caso individuo ( anche semplicemente ascoltando la persona mentre mi parla durante gli appuntamenti ) a grandi linee dov’è il fuoco e poi riporto ciò che ho potuto ascoltare dalle sue parole e vedere nella grafia, metto insieme i pezzi e cerco di riportare tutto ciò che è stato raccolto in modo rispettoso.
Poi diciamolo chiaro, ci sono persone che non vedono l’ora di farsi compiangere, e io non posso fare altro che rispettarle e cercare di valorizzare quello che sanno fare, perché credetemi, anche il più immeritevole e \ o malvagio figuro della realtà umana, da qualche parte ha un cuore. Certo è impossibile che lo trasmetta ad altri come una persona sana di mente che non ha bisogno di essere cattivo con le persone ( che ne so… un sadico o un assassino ), ma alla fin fine anche loro magari si fanno delle domande.
Se mi si presentasse Hitler nello studio, certo non cercherei di contraddirlo ( e vorrei ben vedere o.O’ ) ma se dovesse anche solo essersi fatto la domanda che forse qualcosa non va bene in ciò che fa, cercherei ( con tutti i sudori del caso ) di cogliere quell’occasione e magari lasciargli uno spunto su cui riflettere.
 
Il male è un concetto strano ( ma strano forte! ) esattamente come lo è il bene ( ma che cosa è bene? ), non sai mai chi sia una persona affidabile o meno.
Alle volte la peggiore figura che non avresti mai identificato come moralmente affidabile, si dimostra una lodevole alleata, al contrario ci sono splendide persone che ci sono state accanto per anni e che scopriamo essere le principali promotrici delle male lingue che girano sul nostro conto.
Il male? Il bene? Sono solo parole estremamente semplici che non possono descrivere nemmeno a distanza chilometrica il concetto profondo che dovrebbero ( o potrebbero ) portare con sé.
 
Quando si può dire che una persona è cattiva ? E quando buona ?
Esatto. La parola giusta è – quando - .
 
Il male e il bene sono parole talmente piene di significati che addirittura paiono vuote, infatti nel contesto giusto assumono esattamente il senso di cui si ha bisogno che esprimano.
Prese in maniera universale infatti, perdono di ogni sapore e colore. Bene, male, buono, cattivo… è come dire che quel ristorante fa piatti buoni. Lo puoi dire solo se li provi, a quel punto tu ci vai… e dopo che ci sei stato nonostante fosse tutto vero ti viene ancora un coccolone all’idea che avresti preferito spendere quei 200 euro in pizze per un mese, piuttosto che provarlo allo scopo di dire che era tutto buono.
 
Il senso cambia in base a chi guarda.
 
Sapete cosa mi ha colpito profondamente una volta? Il lavoro dei negoziatori.
Non ne so molto sul loro conto, ma c’è stata una cosa che ho imparato da loro e che credo mi porterò dentro a vita, e cioè che c’è una legge universalmente applicabile che indica che le persone vogliono essere comprese ed accettate.
Cosa significa questo? Che tutti vogliamo che si concordi con le loro idee che essi considerano buone ( anche se noi magari le vediamo come cattive ).
Quindi ogni persona dentro di sé si ritiene buona.
Chi di noi direbbe di essere cattivo? Magari può pensare di aver sbagliato, ma alla fine della fiera anche quando riteniamo di aver fatto un errore, se ci viene sottolineato, è certo che ci arrabbieremo.
 
Perciò il mondo intero ritiene di essere buono.
E come mai tutti lo riteniamo cattivo ( noi e pochi altri esclusi ) ?
Perché dipende da cosa andiamo a guardare.
Appiattire tutto con due parole e un pregiudizio lanciato alla cieca, non è altro che una faciloneria che mette tutti d’accordo quando non si ha la pazienza o anche solo la comprensione che alle volte è necessario andare oltre le apparenze. Ma il mondo è complesso e nemmeno questo è un discorso applicabile universalmente.
 
È un po’ come nelle classi scolastiche: ci sarà sempre il bullo di turno, il secchio, l’introverso, ecc…
Perciò il mondo è così, fatto di frazioni e collegamenti improbabili fra persone che si mostrano con varie maschere in base a ciò che richiede la situazione.
 
Perché le maschere? Beh non tutti ci accettano in toto, ma non per questo dobbiamo eliminare il pianeta, dopotutto abbiamo bisogno anche del bibliotecario dallo sguardo arcigno che faccia un buon lavoro di riordino e archivio.
 
Ci sono persone fatte per determinati ambienti e persone meno adatte.
Una volta chiesi alla mia prof di grafologia comparata: “ mi scusi prof P. , - uguale - credo sia uno dei peggiori segni esistenti! Chi lo possiede appiattisce la realtà e non è in grado di uscire dallo scema che si è fatto nella mente! ”
A quel punto lei mi guardò: “ Alla Swatch serve o non serve un orologiaio preciso e schematico ? ”
Rimasi ammutolita.
Solo perché io amo la relazione con le persone e faccio fatica ad immaginare un mondo piatto, non significa che questa regola sia uguale per tutti.
 
Nella psiche lavorano meccanismi analoghi per tutti ( la psicologia lo sa bene ) , ma nessuno di loro prende la stessa colorazione.
 
Guardavo un video su un interessante analisi storia che poteva dimostrare se nei legionari romani poteva manifestarsi il disturbo da stress post traumatico ( I disturbi mentali dei legionari romani - https://www.youtube.com/watch?v=d0Rf2X-q22A ).
 
Conclusione? Essendo loro un popolo guerrafondaio, abituato agli orrori e che considerava normale tutto ciò che di negativo poteva portare con sé la guerra, era davvero difficile che qualcuno di loro potesse traumatizzarsi. Ovviamente ci sono pochissime indicazioni scritte che potessero, a grandi linee, descrivere i sintomi di tale disturbo, ciò potrebbe significare che la loro mentalità facesse da cuscinetto ad eventuali traumi da battaglia. È un po’ come essere consapevoli delle conseguenze e accettandole come normali a causa del tipo di mentalità, sei già preparato a tutto e non ti spaventa più nulla.
 
Come dicevo in un mio precedente post del giorno ( Lo standard e l’imperfezione - https://www.lagrafologia.eu/site/dettaglio.php?id_noticia=68 ) è lo standard che funge da indicatore se una data condizione è dentro o fuori dal limite di accettabile o meno.
Allo stesso modo è lo standard socialmente accettato che considera le persone buone o cattive.
Quindi se ci concentriamo sull’opinione, essa dipende in tutto e per tutto da chi abbiamo difronte.
 
Perciò non si può ( da esterni ) sapere a priori, ( o peggio ) con esattezza se la persona che abbiamo difronte è buona o cattiva. L’unico modo è rischiare conoscendola.
Certo ci sono certi frutti che possono indicarci che tipo di albero abbiamo difronte, come ad esempio non rispettare i patti chiariti fin dall’inizio, mentire per ottenerne vantaggio, fare cambio bandiera,… e potrei andare avanti per tanto tempo.
 
L’unico modo che abbiamo per determinare l’inclinazione di una persona è fondamentale vedere in che modo reagisce davanti alle situazioni che in quel momento le stiamo proponendo. 
È fondamentale vedere che azioni compie e avere prove concrete di quello che è stato fatto e non lasciarsi abbindolare dalle parole.
 
Eh sì: se siamo persone che si lasciano raggirare dalle belle parole, è davvero difficile essere critici nei confronti di eventuali gesti più o meno evidenti.
È per questo che ci sono assassini di cui quando la gente ne parla, se ne esce con frasi del tipo: “ andava a messa tutte le domeniche ” “ facevamo volontariato insieme ” e chi più ne ha più ne metta.
 
Certi segnali però sono convinta ci fossero nei confronti di questo tipo di situazione, ma basta solo che la persona si trovi sotto l’ala delle etichette di bontà ( appartenenza alla religione maggioritaria del paese di residenza, volontariato e varie attraversate sulle strisce con le pensionate ) che subito viene elogiata a prescindere dall’efferatezza del gesto compiuto.
Oppure c’è il colore della pelle, un tatuaggio poco convenzionale, i rasta, o un rave party, che subito abbiamo difronte a noi un affiliato a qualche organizzazione criminale.
 
Se davvero bastasse essere preti per essere belle persone, il mondo non sarebbe poi un luogo così complesso, ahimè non è così ( o magari per fortuna :P ). 
 
È tutto imprevedibile. Il mondo non ha modo di essere scoperto se non guardandolo per quello che è e non per quello che dovrebbe essere.
Se si vuole costruire qualcosa in questa realtà, è necessario duro lavoro e tanto tanto desiderio di costruire qualcosa.
 
Si può costruire tutto quello che vogliamo! Dalla relazione di coppia alla multinazionale, ma non possiamo sperare che una mera etichetta ci possa incasellare come buoni o cattivi, perché nell’era della comunicazione prima o dopo tutto viene a galla, e non sarà piacevole quando dallo scranno che vi sarete costruiti a bugie e parole vuote, cadrete a terra, così come ci sarà la comunità stessa a prendervi per mano mentre ancora siete nella topaia più imbucata in cui potreste nascondervi, per poi portarvi lentamente in meravigliosi luoghi sconosciuti.
 
Non sai mai cosa sarà domani, perché nulla è sicuro in questo mondo.
Ma vi dico solo una cosa: “ la fortuna sorride a chi si prepara ”
 
Perciò non aspettate la fortuna a vuoto: perché potrebbe arrivare e potreste perderla in quanto incapaci di riconoscerla.
Al contrario, se aprirete gli occhi e imparerete a conoscere voi stessi e il mondo, saprete pure cogliere i segnali più fini al punto da saper cogliere quell’opportunità senza nome che vi si è presentata in bianco e nero.
 
Solo la conoscenza vi porterà oltre. Oltre anche all’idea che ci sia una etichetta universale come il concetto di buono e cattivo.
 
Spero che fra voi lettori ci siano stati anche orologiai.
Mi scuso per avervi giudicato male. Magari sarete un po’ piatti nella relazione, ma il mondo ha bisogno anche di qualcosa di più che una clessidra.
Perciò grazie ai portatori di uguale e auguro a tutti una buona serata.
 
Grazie a cottonbro studio per l'immagine.
 
Sempre vostra, Iro Järvinen.
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