Grafologia teorica e pratica

Spiritualità... cosa non è?

Ho sempre creduto di sapere cosa fosse la spiritualità. 
Banalmente la associavo a ripetitivi rituali più o meno articolati, considerandomi addirittura più colta di altri se li avessi ripetuti in modo automatico senza pensare o peggio fraseggiando in vuoto latinorum.
Ah sì! Per non parlare del mio specialissimo rapporto con dio: mai litigato una sola volta con lui, non lo ritenevo colpevole di nulla, e non facevo altro che guardarlo come si guarda ad un protettore.
Ah bei tempi quelli in cui credevo di sapere qualcosa nella fede… per lo meno non mi facevo problemi di sorta al riguardo. Speravo che almeno quello fosse un caposaldo della mia vita già misera di suo.
E niente, mi è andato in vacca pure quello ad un certo punto.
 
Ma dico io: mi piacevano tanto gli angeli, i santi e combattere le messe nere a natale! Mancava solo la spada sacra e il gioco era fatto :P .
 
Vabbè dai, scherzi a parte. Il mio è stato un percorso lungo, incasinato, e ritengo altresì di non essere nemmeno a metà strada.
 
Però se c’è una cosa che posso fare è dire ciò che, a mio avviso, non è spiritualità: quello mi riesce bene.
Io ritengo che non sia la religione a fare la spiritualità, ma il contrario; tante volte poi credo che nel corso dello sviluppo di un qualunque credo religioso, tutto si faccia finto e via via sempre più di stampo tradizionalista, e non c’è bisogno che passino molti decenni prima che quel credo si trasformi in un altro modo di fare soldi e tradizioni innovative quanto copiate spudoratamente con lo stampino da religioni più vecchie. Cambiano i nomi delle divinità, e piuttosto che un bastone sgangherato da sciamano, fra le mani del pastore di turno, ecco che c’è di mezzo un prezioso pastorale dorato con cui prendere a calci i fedeli poco zelanti e dalle tasche misere.
 
Sono convinta al 100% che ci siano fedeli di tutte le religioni realmente spirituali, ma dubito fortemente che ci siano persone consapevolmente spirituali che facciano parte di qualche religione.
 
Mi spiego peggio. La spiritualità a mio avviso non ha nulla a che vedere con nessuna religione. Non c’è rituale che possa essere definito più o meno pagano di un altro entro cui incasellare la spiritualità. Non c’è preghiera più o meno “ forte ” di un’altra. Non c’è fede più o meno veritiera di un’altra.
 
Una volta, un esponente di una religione ( non sto a dire quale, non mi interessa ) mi disse che la mia religione mi stava consegnando del denaro falso e che nel momento in cui fossi salita a dio, egli mi avrebbe chiesto di consegnare la valuta valida e non della carta straccia.
Quale dio degno di essere chiamato dio dell’amore, sarebbe davvero capace di soffermarsi solo in una simile e becera modalità di giudizio?
Quale dio giudicherebbe le proprie creature usando lo stesso metodo che esse stesse usano fra loro?
Un dio, a nostro dire creatore dell’universo intero, sarebbe così banale da giudicare l’intera esistenza di una persona solo sul fatto che non gli va a genio l’ave maria?
È come se il titolare di una multinazionale tedesca si facesse problemi a ricevere soldi da un paese che non ha l’euro perché il suo paese di origine è l’Europa… i soldi sono soldi! Per questo esiste il cambio della valuta e la borsa.
 
Non è un problema di quale religione. Il problema è: come faccio ad andare oltre a tutto questo?
Come faccio a non cadere nella tentazione di appiattire la spiritualità con provincialotti gesti scaramantici o rosari detti in ginocchio sui ceci?
 
Non c’è un metodo. Non c’è una via che possa assomigliare a quella di qualcun altro.
Io so solo che non c’è nulla di banale e scontato nel credere in qualcosa. L’unica banalità è credere che siccome è la via giusta per qualcuno allora è giusta anche per tutti gli altri.
È banale appiattire tutto con un rituale.
È banale credere addirittura che sia qualcosa di soprannaturale la spiritualità.
Se fosse soprannaturale non farebbe parte della percezione umana.
 
Oggi ho detto per lo più che cosa non è spirituale.
Quando scoprirò cosa sia… beh non credo che lo scoprirò mai.
Forse si chiama spirituale proprio per il mistero irraggiungibile che rappresenta.
Non ci sono parole per le sensazioni che sono destinate a rimanere tali.
La spiritualità si sente.
E ciò che sento io è unico.
Ma tutti ne parlano. Forse c’è un perché. Ma non è detto verrà mai svelato.
 
A voi la parola.

Grazie a Lisa Fotios per l'immagine.

Sempre vostra, Iro Järvinen
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