Grafologia teorica e pratica

La sconfitta in numeri

Inoltriamoci un po’ nella teoria dei giochi. Per chi non lo sapesse, il gioco d’azzardo si compone di tre elementi fondamentali: la probabilità di vittoria, la posta e l’equità.
 
Per spiegare questi tre termini prendiamo un esempio semplice ed intuitivo: il lancio di una moneta.
In una giocata standard il lancio prevede una probabilità di vittoria del 50%, o faccio testa oppure croce.
La posta si suddivide in ciò che pago per poter giocare e in ciò che guadagnerei dalla vittoria.
L’equità è un parametro che si suddivide in due categorie, equo ed iniquo. Un gioco è equo se facendo il numero massimo di giocate possibili rientro di ciò che ho speso per giocare, quindi ho guadagno nullo, mentre è iniquo negli altri due casi.
 
Tornando al lancio della moneta, il gioco sarebbe equo se spendessi 1 euro per poter giocare e ne vincessi due in caso di vittoria, mentre sarebbe iniquo se ne vincessi 1,10 oppure 200, questo è dovuto al fatto che ho il 50% di probabilità di vittoria, quindi con due lanci la statistica mi dice che dovrei vincerne almeno uno e quindi rientrare della mia spesa, mentre negli altri due casi ne vincerei meno di quelli che mi spetterebbero e nell’altro molti di più.
 
Quindi, un gioco equo vale la pena di essere giocato perché mal che vada non si vince nulla, mentre un gioco iniquo a mio favore va assolutamente giocato perché vincerei molto, tuttavia tutti i giochi d’azzardo attualmente esistenti sono iniqui a mio sfavore.
L’unico gioco d’azzardo che più si avvicina all’equità e la Roulette.
 
Se si prende uno dei giochi d’azzardo più diffusi in Italia, il Superenalotto, la probabilità di fare un 6 è di 1 su 622 614 630, quindi, affinché sia un gioco equo, la vincita dovrebbe essere pari al valore della probabilità, ma in realtà è enormemente più bassa favorendo introiti non indifferenti alle casse dello stato. Discorso molto simile si ha per i gratta e vinci ad esempio.
 
Non è sorprendente che i più comuni siano i giochi iniqui a mio sfavore, altrimenti i propugnatori di questo tipo di dipendenza non potrebbero fare introito.
 
Grazie a Anna Shvets per l'immagine
 
Un caro saluto da Iro e Luca.
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