Grafologia teorica e pratica

Il Riccio ( per esempio del Soggettivismo )

Pennini. Quando parlo di grafologia lo faccio sempre dopo attente, profonde e delicate riflessioni. Prima di parlare di questo particolare segno, per l’appunto un riccio, ammetto che mi piacerebbe farlo con cognizione di causa.
 
Perciò prima di tutto vorrei spiegare cosa ( a mio avviso ) avevo capito, fosse un riccio.
 
Un riccio lo avevo inteso come un pezzetto poco importante per una grafia.
Davvero! È un segno di categoria accidentale e può apparire e svanire con estrema facilità...o meglio, questo era quello che credevo.
 
Vedete in grafologia morettiana esiste una classificazione dei segni, basata sulla permanenza in termini di tempo, di un determinato tipo di segno all’interno della grafia in esame ( questa è solo una delle tante modalità di classificazione, in grafologia ce ne sono diverse e tutte utilissime ): segni di tipo sostanziale difficilmente subiranno una sostituzione con altri segni della stessa intensità e danno l’impostazione principe della grafia in esame, proseguendo, segni di tipo modificante e accidentale andranno a definire meglio i segni sostanziali, in modo da contestualizzarli e caratterizzarli nella loro unicità; questi segni sono meno “stabili” e nel medio e breve termine possono subire modifiche e cambiamenti addirittura con altri segni della stessa categoria.
 
( In dettaglio potrete trovare più chiarificatore il mio precedente articolo al riguardo
ora proseguo...)
 
Un segno accidentale che mi ha sempre lasciata interdetta, e nel dubbio, è certamente il riccio del Soggettivismo.
 
È un riccio...e certamente è un “dettaglio” che non può radicarsi a fondo nella personalità.
Eccolo il mio errore di fondo, ho sottovalutato la situazione.
 
Come grafologa ho sempre cercato di attenermi ai testi conferitimi \ consigliati dai miei insegnanti, perché io volevo davvero fare un buon lavoro. Mi sbagliavo.
 
Se non conosco me stessa non posso certo adattare la grafologia alla mia modalità personale di effettuare il mio lavoro.
 
Oggi pomeriggio, mentre lavoravo a pieno ritmo con accanto il mio fidanzato, il mio cervello ha acceso una lampadina che mi ha sconvolta.
La mia affermazione era:
 
“che cosa ti fa credere che un simile segno “di dettaglio” possa essere così poco importante?”
e ancora
“come puoi considerare i dettagli così poco importanti?!”
 
Mi è essenzialmente venuto un coccolone.
 
Il Riccio del Soggettivismo, viene definito come una stilettata, o meglio: una stoccata di fioretto che colpisce nel vivo e affonda l’avversario. Rappresenta quelle parole dette con nonchalance appositamente preparate e impacchettate che attendono il momento giusto per essere pronunciate al fine di colpire e affondare il nostro avversario di alta nobiltà.
 
Questo segno è una difesa \ attacco audace quanto velata che racchiude in sé una costante vendetta.
 
I ricci, per classificazione, fanno sempre parte del temperamento dell’Attesa ( rimando sempre all’URL già segnalato ) e quindi richiamano a tutti quei gesti, parole e movenze, che vengono effettuati al momento giusto.
 
L’Attesa è un aspetto di noi che richiama alla preparazione. Sì, intendo proprio la predisposizione ad avere quell’occhio teso a controllare la situazione fino a ché il momento propizio non si presenta a noi per permetterci di attaccare nella maniera più camuffata e dolorosa possibile, ma che ci dia la possibilità di retrocedere senza lasciare la possibilità di una difesa altrettanto efficacie.
 
Il riccio del Soggettivismo si presenta alla fine della parola e si tratta di un prolungamento verso destra, più o meno invadente, che rimane aderente al rigo di base in modo accurato e preciso, non scende e non sale rispetto al rigo di base, in quei casi rientra nel riccio della brutalità ( se verso l’alto è una brutalità contro gli ideali, se verso il basso è una brutalità verso i propri istinti ).
È un movimento secco, lungo e acuminato ( esattamente della forma di un fioretto) oppure contundente ( quindi con segnale finale smussato, in questo caso è più simile ad una clava ) ed è perfettamente orizzontale. Questo ci fa capire che è un segno perfettamente controllato e preciso.
 
Se c’è controllo nella grafia allora è possibile la presenza di questo tipo di segno, ma non è obbligatorio, in quanto dipende dal tipo di strategia difensiva attua il nostro scrivente; se ad esempio si tratta di una persona che preferisce il confronto diretto, allora non avrà bisogno di attuare azioni tanto velate in quanto preferirebbe compiere azioni ben più incisive, se invece è una persona che non ama scontrarsi in modo brutale e diretto, allora c’è una buona probabilità che prediliga azioni più aderenti al senso di questo riccio.
 
In genere più un riccio del genere è presente nella grafia, più è necessario che la grafia mostri ( e quindi arrechi )  un alto indice di controllo. Ma cosa significa esattamente controllo?
Richiamo a questo punto l’idea che abbiamo davanti una persona che ha occhi e orecchi ovunque, anche quando meno si direbbe. Magari la vediamo rilassata e tranquilla a leggersi un libro in fondo alla stanza, quando la sua mente ha le antenne alzate alla ricerca di suoni che confermino nella nostra conversazione, la presenza di eventuali fattori ( ad esempio informazioni personali ) che le permetterebbero di attuare un futuro attacco contro di noi, ma che addirittura non riconosceremmo basato su informazioni che ( siamo certi ) non le avremmo mai conferito in quanto non ci fidiamo di lei.
 
Adesso ( lo ammetto ) ho fatto la condizione estrema.
 
Ma questo ci dà l’idea di come un riccio sia sempre il risultato finale di un intero contesto di segni “ più intensi ” ( come lo possono essere sostanziali e modificanti ) che possono subire una completa rettifica di significato proprio in base a questi segnali.
 
Perciò rendetevi conto che un riccio ( specie se in alto grado ) non può cambiare nel breve periodo se prima non prende un’altra direzione “ tutta la baracca ”.
Mi sembra quasi di sentirvi mentre mi dite: e cioè?
Mettiamola così: se buona parte del mio sistema di sicurezza è basato sull’uso di “ frecciatine ” foraggiate dalle informazioni acquisite in modo losco, di certo non la smetterò tanto presto con le frecciatine. Se vogliamo che lei \ lui la smetta di attaccare così, è fondamentale che capisca che è più salutare un confronto vis-à-vis, ma per permetterle \ gli ciò è fondamentale fiducia in sé stessi e nell’altro; ma se purtroppo lui \ lei non ha alcuna fiducia nelle proprie capacità, ecco che deve attuare per forza un comportamento molto più “da vigliacchi”.
 
In questo senso il riccio del soggettivismo è un atteggiamento che nasce da un sentimento profondo e una strategia molto più ampia che è da ricercare nei segni sostanziali e modificanti e, in base al tipo di contesto, può essere sintomo di un disagio molto più profondo delle semplici parole velate, ma aggressive che vengono cacciate al momento giusto.
 
Di conseguenza non lasciatevi ingannare dalle apparenti sillabe incattivite che qualcuno vi può dire per sentirsi superiore: chi ne fa uso, significa che il primo a non credere alla propria superiorità è proprio lui.
 
In conclusione: un segno accidentale è più importante di quello che io stessa potessi anche solo immaginare fino a ieri.
 
Penso che per oggi non sia necessario alcun riassunto, perciò vi ringrazio di cuore e auguro una buona serata.
 
Sempre vostra, Iro Järvinen.
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