Grafologia teorica e pratica

L'inganno benevolo che ci raggira e ci sostiene

Pennini miei: credete che io vi voglia aiutare per altruismo? Mmm...diciamo No e Si: più un Ni.
Per farvi capire meglio queste parole apparentemente egoiste, proporrei di fare qualche passo indietro, e vi propongo uno dei miei post di massimo successo-
 
<< Se quando fate un gesto vi aspettate un contraccambio: non è fatto con amore.
 
Quando invece fate un gesto e ci guadagnate un piacere interiore solo vostro, il guadagno lo avete già ottenuto e non si cercano più aspettative. 

Se volete qualcosa in cambio: lo dovete mettere in chiaro alla persona. 
Altrimenti farete un gesto con la possibilità di non venire ricambiati: e questo porterà tristezza, frustrazione e rabbia, tutte cose di cui non avete affatto bisogno. 

Fate le cose perché vi piace farle. Non perché qualcuno deve darvi un ritorno. 
Le persone sono libere di dire no. Allo stesso modo anche voi sarete liberi di dire no. 

Siate liberi.

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in queste parole ho riassunto tutto un mondo che con queste poche righe non si riesce tanto ad intravedere, ma intanto hanno dato uno spunto di riflessione abbastanza importante: non esiste altruismo senza sano egoismo.
 
Purtroppo nel mondo ci sono delle incoerenze concettuali che ci portiamo dietro in diverse maniere. Ognuno di noi affronta ( o anche non affronta ) diverse problematiche umane che, di fondo, sono sempre le stesse, che in una maniera o in un’altra si manifestano con storie simili quanto complesse.
 
In genere quando mi capitano degli assistiti che presentano segnali di allarme all’interno della grafia, io li indirizzo sempre verso un terapista che possa sostenerlo \ a adeguatamente, e grazie alla mia identificazione delle situazioni di disagio, è possibile ( diciamo ) accelerare il processo di analisi da parte del terapista che, grazie all’indagine grafologica, ha già una solida base di partenza su cui rifarsi.
 
Ma quando un segno grafologico diventa un segnale di allarme?
Le situazioni in genere sono tre: 
    • ci sono segni contrari troppo discordanti che portano a conflitti violenti all’interno della personalità che li presenta;
    • ci sono troppi segni fautori dello stesso tipo di temperamento: nel senso che ( ad esempio ) la persona tende ad essere un carattere particolarmente aggressivo in diverse forme che si alimentano a vicenda;
    • appaiono disomogeneità ( variazioni non armoniche ) all’interno di segni generalmente vibratili e omogenei nei contesti “ normali ” ( che poi avrei da discutere su cosa significa normale… ma non mi ci arrovello troppo in quanto oggi non stiamo parlando di questo );
 
Ma perché si sviluppano questi segnali di allarme?
Fra i tanti motivi, ce n’è uno che mi colpisce sempre nel profondo, ed è la mancanza di affettività.
Capiamoci ci sono persone che senza affettività vivono tranquillamente, ma in genere l’affettività è “l’alimento” fondamentale del nostro secondo cervello, intendo il cervello mammifero.
 
( se ne avete piacere, vi consiglio di approfondire la struttura del cervello come l’ho spiegata in questo precedente articolo: Cervello, Abitudini e una Grafologa Curiosa )
 
Ognuno dei nostri tre cervelli necessita di alimenti diversi: 
    1. Il cervello rettiliano ( il primo ) ha bisogno di sicurezza, e più precisamente di ciò che ci serve per sopravvivere a 360°;
    2. Il cervello mammiferi ( il secondo, detto anche centro limbico ) necessita di affettività;
    3. Il cervello neocorticale ( il terzo ) ha bisogno di dati di fatto per nutrire la logica degli eventi oggettivi.
Queste tre strutture sono strutturalmente indipendenti e ( allo stesso tempo ) interdipendenti, ma la cosa più sensazionale è che solo attraverso la piena realizzazione di un cervello è possibile accedere allo sviluppo ottimale del cervello successivo. Se questo non avviene, i cervelli di livello ( per così dire ) superiore saranno al completo servizio del cervello precedente, finché non verrà adeguatamente soddisfatto in tutte le sue necessità.
Eh sì. La maggior parte delle problematiche di una persona deriva dal fatto che non c’è stato un adeguato nutrimento di queste strutture nelle tempistiche adeguate nel corso della crescita e dello sviluppo della loro vita.
 
Ora che vi ho introdotto a questo delicato concetto, posso proseguire con l’argomentazione.
Il primo cervello è essenzialmente portatore di comportamenti egoistici: se la persona è affamata prima di dare il proprio cibo a qualcuno, deve prima garantirsi una buona dose di sazietà, una volta raggiunto l’obiettivo, se gli avanza una porzione del suo pasto e vede una persona soffrire la sua stessa fame, allora il secondo cervello potrà attivarsi in senso altruistico e donargli quella porzione di cibo.
 
Ma qualcuno allora mi potrebbe dire: e se uno è più altruista e si tiene la fame pur di dare l’intero pasto alla persona affamata?
Questo evento non è affatto una rarità, infatti la piramide stessa dei bisogni di Maslow non è una piramide fissa, anzi è estremamente fattibile che i vari livelli di soddisfacimento dei bisogni possano cambiare posizione. Ma il cambio di posizione avviene a causa di ideologie che possono rappresentare un grande spirito di sacrificio, ma spesse volte denotano una serie di comportamenti deleteri per la persona.
Per poter modificare l’importanza dei bisogni e arrivare a rinunciare ad un pasto completo per poterlo donare ad una persona meno fortunata, o siamo molto santi e lo facciamo per altruismo puro ( la purezza non è mai una bella cosa...conviene che sia raro come evento in quanto in quei pochi casi che sia avvera può scatenare reazioni avverse nella società ) : oppure vogliamo guadagnarci il paradiso, o anche pretendiamo di raccontarlo a tutti per ottenere ammirazione.
Eccolo il secondo fine di cui parlavo all’inizio: se noi compiamo un gesto caritatevole, se lo facciamo nella speranza che presto o tardi ci renda un riconoscimento da parte di terzi, significa che nel frattempo soffriremo la fame e se addirittura non otterremo il ritorno sperato dal giudizio altrui...sono certa che ne soffriremmo alquanto: la fame e la delusione ( pure doppia, perché il paradiso si ottiene dopo morti e nel frattempo siamo vivi e ne speriamo il raggiungimento...mamma che angoscia! ).
 
Per avere il potere di cambiare posto ai diversi livelli della piramide di Maslow, è fondamentale che venga prima scalata un passo alla volta nell’ordine in cui viene presentato.
 
Le cose per natura dobbiamo farle prima di tutto per noi stessi. Se le facciamo “ nella speranza di… ”: nel lungo termine creeremo una voragine dentro di noi che potrebbe disturbarci non poco.
 
Simili voragini poi possono essere trasmesse a chi ci circonda, specialmente ai nostri figli: si chiamano traumi generazionali.
Quando donate qualcosa: chiedetevi se ne proverete un immediato piacere dentro di voi, a prescindere dal sorriso o la gratitudine che ne potrebbe logicamente conseguire.
 
Essere altruisti è possibile solo se prima si è umanamente egoisti.
Tutelatevi, prendetevi cura di voi stessi, e non biasimatevi se non riuscite a fare di più per il prossimo: il primo prossimo siete voi.
Dentro di voi siete più personalità che si relazionano e generano la vostra originalità, conoscetene i dettagli e nutrite prima loro...e allora sì che poi potrete fare qualcosa per le persone che vi circondano: non prima.
 
Pensare prima agli altri è un gesto di una finezza e delicatezza unici: e se non siete preparati o non sapete come fare, prima proponetelo a voi stessi: se vi da piacere proseguite, altrimenti cambiate strada. Tentate, provate, fate errori: tanti, tantissimi errori! Ma con voi stessi, e soprattutto, se non sapete come fare, chiedete aiuto.
 
 
Se profondamente volete aiutare gli altri: prima di tutto siate certi di esservi presi cura di voi stessi.
Alle volte facciamo per gli altri quello che avremmo voluto ricevere noi: e questo inganno benevolo deve venire riconosciuto. In sé questo inganno fa parte della nostra realtà umana ed è giusto che esista, non è un ragionamento sbagliato, ma questo concetto non deve venire portato avanti senza cognizione di causa: deve avere il suo senso, e il primo passo è sempre prima fare gli egoisti.
 
 
Sempre vostra Iro Järvinen.

Grazie a Viktoria Slowikowska per l'immagine.
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