Grafologia teorica e pratica

Sofferenza funzionale e disfunzionale

Il dolore. Fino a che punto può essere considerato parte della realtà imperfetta, e fino anche punto diventa inaccettabile?
 
Nel mio articolo L’amore che ci piace dicevo la seguente frase: “ Il vero amore non fa sparire la sofferenza ” e oggi vorrei approfondire queste mie parole.
 
La il dolore per natura è un segnale che può venire inviato al cervello e viene interpretato come dolore quando siamo in pericolo di vita o comunque in allarme.
Tanto più il dolore è grande tanto più è grave la situazione in corso.
Perciò in un certo senso il dolore è un segnale necessario che va sfruttato per uscire dalla condizione di pericolo.
Ovviamente ci sono i casi limite dove il dolore asserisce tutt’altro significato, per esempio quando uno sportivo sente dolore muscolare, ne è felice perché sa che questo indica che l’allenamento risulta efficacie per quel gruppo di muscoli sotto sforzo.
Adesso considero una condizione generica e riconducibile alla maggior parte dei casi in cui il dolore si esprime in una condizione di sofferenza che andrebbe considerata e in qualche modo riparata.
Il dolore infatti non sempre è sinonimo di sofferenza. Ahimè ci sono sofferenze che non possono venire evase: un lutto significativo, ad esempio, comporta una fisiologica sofferenza che accade a tutti prima o dopo. Un’altra sofferenza è senza dubbio il litigio: le persone non possono condividere profondamente ogni nostro punto di vista, ed è umano che non lo facciano, e non succederebbe nemmeno se fossimo tutti cloni ( già alle volte è mai ‘na gioia così, fate conto se fossimo pure tutti uguali, ghe sboro!!! ).
 
Ma poi ci sono sofferenze che possono davvero venire evitate in quanto si vive comunque anche se non le si inserisce nella propria vita.
Ecco, quelle sì che sarebbe giusto riconoscerle e starci alla larga.
Una sofferenza che mi viene in mente è senza dubbio legata a tutto il contesto delle dipendenze. Certo magari un secolo fa non si riteneva nemmeno un problema l’uso di stupefacenti, ma ad oggi, con tutta la sensibilizzazione che c’è, ritengo giusto aggrapparmi alla comunità medica e fare da megafono dicendo che le sostanze non solo non risolvono i problemi, ma sono addirittura un inutile aggravante. Ovvio che, ci tengo a specificarlo, chi arriva a consumare droghe o a buttarsi nel gioco d’azzardo, o non è stato sostenuto da chi doveva farlo, oppure… resta il fatto che la situazione è più complessa di così.
 
Un’altra sofferenza che ritengo guaribile è l’attaccamento a persone o individui che sfruttano gli individui fragili in varie maniere.
 
Proseguendo penso alla rabbia: arrivare ad alzare la voce è normale in determinate condizioni, ma alzare la voce ogni singolo giorno perché ormai è diventato una routine: ecco quello sì che è qualcosa senza cui potremmo vivere tranquillamente.
 
Gli eccessi sono un problema. Tutto quello che è portato fuori misura costantemente è un segnale indubbio che qualcosa non va. Quando si arriva ad eccedere costantemente con qualsiasi cosa, al punto da condizionare le nostre decisioni quotidiane, eh: quello è da valutare.
 
Se volete risolvere un problema, chiedetevi prima se c’è un problema.
 
Perciò cominciate a chiedervi: Quanto soffrite ogni giorno? Vi sembra normale tutto quel dolore sofferenza e frustrazione? quali sono le sofferenze che per natura non posso eliminare e le sofferenze di cui posso fare a meno? C’è forse una causa interiore ben più complessa?
 
La vita apre e chiude molte porte ogni giorno. Ma ci sono porte che è importante non aprire mai, e porte che invece sarebbe ora di aprire.
Quali che siano quelle giuste?
Frequentate persone diverse. Leggete cose diverse. Andate fuori dalle vostre sicurezze che vi stanno uccidendo.
Quanto fastidio o paura vi fa fare qualcosa di nuovo? Quanto vi fa arrabbiare quando tutto non va come volete voi, ma continuate a sperare che si risolva con le sue gambe?
 
Le ferite stesse non si chiudono per magia, ma c’è un complesso sistema chimico attivo di coagulazione dietro, che vi permette di non perdere più sangue se stringete un po’ il taglio e disinfettate.
 
Niente si risolve senza fatica, e se non vi impegnerete nella vita ( premiandovi per ogni micro obiettivo raggiunto ( I frutti ambigui – la competizione ) si accumuleranno i problemi giorno per giorno: senza pietà.
 
La sofferenza è fatta per lanciare un segnale di pericolo: o la interpreti come tale oppure il pericolo si farà sempre più grande.
 
Ecco la sottile differenza:
    • La sofferenza funzionale è come una spia accesa che segnala il problema e si spegnerà dopo un tempo limitato necessario a risolvere il problema. Inoltre quella spia se segnala sempre problemi diversi, non condiziona negativamente la quotidianità nel lungo termine;
    • Quando la sofferenza diviene normale routine, ecco che sconfiniamo nell’area del disfunzionale e corrisponde al mettere una toppa scura sulla spia per non dare retta al problema: non lagnatevi se poi vi si fonde il motore a metà viaggio… lei vi aveva avvisato.
 
Grazie a Mike B per l’immagine
 
Sempre vostra Iro Järvinen
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